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San Camillo, esplode il pronto soccorso

L'ospedale San Camillo

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Il pronto soccorso del San Camillo è al collasso. Ieri notte l'ennesima emergenza: circa settanta persone sono rimaste in attesa di essere curate fino a tarda ora. Tra queste venti malati in codice rosso e giallo e diciotto in codice verde lasciati sulle barelle in corridoio ad aspettare di ricevere le prime cure. Un'emergenza che ha addirittura costretto i responsabili di turno a sbarrare l'accesso alle ambulanze e al 118: non c'erano posti né medici per accogliere nuove emergenze. «Va avanti così da tre giorni - rivela una fonte interna al pronto soccorso - Abbiamo anche finito le barelle: siamo andati a prenderne altre in chirurgia e in altri reparti». Il pronto soccorso è «in sovraffollamento», come fanno sapere i medici in servizio che ogni giorno sono costretti a fare i conti con una situazione che ha ormai superato il limite della sostenibilità. L'epilogo ieri notte: «Siamo stati costretti a bloccare l'accesso al pronto soccorso delle ambulanze e dei mezzi dell'Ares 118. Non c'era proprio modo di accogliere altri malati - raccontano ancora dal pronto soccorso - Le persone che vengono qui devono aspettare due-tre giorni prima di essere ricoverate. È come se avessimo qui in pronto soccorso tre unità operative, vale a dire quattro reparti, con decine e decine di pazienti in attesa. La situazione è degenerata, non riusciamo a far fronte al numero di malati, che, se non vengono ricoverati nei vari reparti, restano qui da noi. Non abbiamo altra scelta... Dove li mettiamo?» La situazione creatasi ieri sera è paradigmatica di una carenza nel settore dell'emergenza cui la governatrice Polverini dovrà cercare di porre rimedio il più presto possibile. Malati gravi e meno gravi aspettano in barella di essere curati o ricoverati nei reparti dopo alcuni giorni, con la conseguenza che il pronto soccorso, non riuscendo a smaltire le emergenze, non può accoglierne di nuove. Nella giornata di martedì due malati che aspettavano in barella sono deceduti. Insomma, la paralisi completa del Dea di secondo livello del San Camillo. «A tutto questo dobbiamo aggiungere la carenza di personale. Non si fanno concorsi da anni, sia per il settore infermieristico sia per quello ausiliario e tecnico - accusano ancora alcuni operatori - Facciamo turni massacranti, ore e ore di straordinario. Così non possiamo più andare avanti». «Sono sei ore che attendo un medico. Sono arrivato alle sei di pomeriggio e avevo cinquanta persone davanti. È mezzanotte e ancora non sono stato visitato», racconta amaro un paziente. La storia di Felice Benedetti: «Io invece sono qui dalle otto di sera. Ho accompagnato mia figlia di 35 anni piegata in due a causa di un dolore all'intestino. Solo ora, ed è passata la mezzanotte, l'hanno fatta entrare. almeno le avessero dato un antidolorifico.... Invece niente!» Una signora, dopo la mezzanotte e mezza, cede alla disperazione: «Visitatemi! Visitatemi! Ho una colica renale e sono qui dalle cinque e mezza del pomeriggio».

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