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La classe copre il bullo Tutti sospesi per omertà

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Bullismo

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Sospesa per «omertà» la classe dello studente che ha stritolato la mano alla prof. Per lui, oltre alla sospensione, percorso di riabilitazione: una giornata da trascorrere «in meditazione» nell'ufficio di presidenza dell'Istituto professionale Enrico Mattei di Cerveteri a leggere e riassumere un volume sul valore della coscienza civile. Stessa penitenza per il compagno di classe che, giovedì scorso, ha sostenuto il bullo quindicenne mentre aggrediva l'insegnante di Lettere. La condanna, esemplare e unica al momento in Italia, l'ha decisa ieri mattina la preside Daniela Scaramella dopo aver ascoltato il Consiglio di classe. La sentenza verrà eseguita in giornate separate per gli alunni discoli e per la classe, un primo anno, che invece di denunciare l'accaduto ha preferito tacere. Omertà al posto della coscienza civile, appunto. E l'affollata scuola superiore di Cerveteri (novecento studenti suddivisi tra liceo scientifico, linguistico, economia aziendale e tecniche per il turismo) non è disposta a tollerare modi e metodi che sanno di mafia. Di qui le sanzioni disciplinari. «Chi non rispetta le regole non può passarla liscia», spiega la preside Scaramella che comunque nega la presenza di bulli nella scuola. E racconta: «Il 29 aprile l'alunno in questione ha avuto una reazione esagerata alla richiesta della professoressa di trasferirsi in un altro banco perchè disturbava la lezione chiacchierando con un compagno. Nello spostare violentemente il banco ha schiacciato in parte la mano della docente contro la cattedra. L'insegnante non ha subito lesioni, ma semplicemente una botta. Tuttavia ha scritto sul registro una nota per segnalare il comportamento scorretto dell'allievo». La prof sessantenne si è però presentata alla lezione successiva, nell'aula accanto, con la mano fasciata. Spiegando l'accaduto, quasi in lacrime. I ragazzi hanno poi riferito tutto ai genitori. Un gruppo di mamme, colpita dalla vicenda, ha protestato con la scuola. E la figlia di una di loro è stata presa di mira dai compagni: «Tua madre è troppo loquace. Poteva stare zitta, come te del resto». La studentessa, impaurita, non ha più messo piede in classe. Tornerà oggi, dopo le rassicurazioni della preside e la sospensione di chi non si è comportato correttamente. Quindicenni i due bulli e i compagni del primo anno dell'istituto tecnico per il turismo. Sedicenne la studentessa circondata e apostrofata a brutto muso: «Fatti gli affari tuoi». «Colpevole» di aver rotto il muro di omertà. Lui, l'autore dell'aggressione, incosciente e spavaldo, spalleggiato dagli altri ragazzi. «Ma dove vanno i nostri figli? A lezione di mafia?», si sono chiesti i genitori. «Qui non c'è spazio né per la mafia né per i bulli. Qui si studia», taglia corto la preside. «Lavoriamo non soltanto per formare giovani da inserire nel mondo del lavoro ma anche per creare uomini e donne responsabili. Tanto che lo studente che ha lanciato il banco ha chiesto scusa all'insegnante. Si è reso conto di ciò che aveva fatto. E lei l'ha perdonato». «Questo non vuol dire affatto che è tutto risolto», insiste Scaramella. «Domenica quell'alunno e altri 180 saranno a Roma per partecipare a "Flags for Peace". Saranno loro a portare le bandiere della pace che sfileranno lungo via dei Fori Imperiali. La prossima settimana organizzeremo un convegno sull'importanza della coscienza civile nella società moderna. Perché, oltre alle sanzioni, agli studenti occorre dare altro, offrire esempi positivi a cui rifarsi. Abbiamo sviluppato progetti mirati alla prevenzione del bullismo. Psicologi forniscono la loro attività per alunni, docenti e genitori». E le sospensioni? «Per carità, restano», s'infervora la battagliera preside. «Anzi, ce ne saranno altre per chi non rispetta il regolamento della scuola. Quest'anno abbiamo già sospeso altri dieci ragazzi». Ora toccherà alla classe del baby bullo. Ufficialmente per «vecchie motivazioni», anche se in realtà il provvedimento è legato al silenzio omertoso di fronte all'aggressione alla prof. Per nessuno, però, ci sarà il cinque in condotta. «È solo per i casi più gravi», ci tiene a precisare la preside.

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