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Bollette non pagate I Fori restano al buio

Fori Imperiali

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{{IMG_SX}}Il Foro Romano è al buio da quattro anni. Le antiche meraviglie che tutto il mondo ci invidia di notte sono nascoste agli sguardi dei turisti. Un buco nero nel cuore della città tra il Campidoglio e il Colosseo. I monumenti più importanti della città oggi sono illuminati. Il Foro e il Palatino, invece, sono lasciati a loro stessi. Inutile affacciarsi dal Campidoglio o soffermarsi in via dei Fori Imperiali. Templi, colonne e archi sono avvolti dall'ombra. E pensare che in occasione del Giubileo del 2000 il simbolo della romanità era tornato a risplendere. Negli anni successivi, però, l'impianto di illuminazione è stato abbandonato. Si è deteriorato e non è stato più sostituito. Nel 2006, allo scadere della convenzione tra l'Acea e la Soprintendenza per i beni archeologici (qui la competenza è dello Stato), le luci sono state spente. Collaborazione che è venuta a mancare anche a causa di un contenzioso di due milioni di euro per mancanti pagamenti che l'Acea ha accumulato nel corso degli anni. Oggi, però, pare riaccendersi almeno una speranza. Il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro, ha annunciato la volontà di far tornare la luce nel Foro. Addirittura entro l'estate. Il Ministero vorrebbe realizzare un progetto preparato dall'architetto Piero Castiglione che permetterebbe di illuminare la Via Sacra (dall'Arco di Tito al Tempio di Settimio Severo). C'è già stato un incontro tra i tecnici del Ministero e quelli dell'Acea (a cui hanno partecipato anche il presidente dell'Acea Giancarlo Cremonesi, il commissario straordinario per la aree archeologiche di Roma e Ostia Roberto Cecchi e il soprintendente Giuseppe Proietti) per gettare le basi di un tavolo di collaborazione. Le due parti sono già d'accordo sull'archiviare le vecchie divergenze e superare il contenzioso. Sul tavolo, però, c'è anche un altro progetto. L'Acea preferirebbe rilanciare il piano di illuminazione preparato dopo il 2006 e poi abbandonato. Un intervento complessivo che permetterebbe di illuminare non solo la via Sacra, ma tutta l'area del Foro e l'intero colle Palatino. Nel 2006, infatti, fu aperto un tavolo tecnico tra Comune e Soprintendenza. L'accordo saltò. Oggi la municipalizzata vorrebbe rilanciare proprio questo progetto mai partorito, che prevede 448 punti luce per il Foro Romano e 380 per il Palatino. Le lampade sarebbero rigorosamente a Led. Tecnologia che rispetto alle lampade tradizionali ad incandescenza permette di risparmiare il 50% di energia e ha una durata di «sopravvivenza» cinque volte superiore. La luce sarebbe graduata su misura per l'area archeologica. Il bianco tenderebbe all'ocra e offrirebbe una colore suggestivo e coinvolgente. Per dare vita a questo progetto, basterebbe sostituire i cavi e i proiettori in disuso e mettere in sicurezza quelli ancora utilizzabili. Il costo si aggirerebbe su un milione e mezzo di euro. Certo, si tratta di un lavoro più impegnativo rispetto a quello pensato dal Ministero, che garantirebbe un'illuminazione capillare e di sicuro impatto. Il direttore dell'area Illuminazione pubblica di Acea, l'ingegnere Giovanni Vivarelli, è fiducioso: «Da parte nostra c'è la massima disponibilità a superare gli ostacoli che si sono presentati nel corso degli anni e speriamo si arrivi a una soluzione condivisa. Acea, grazie alla sua esperienza, è in grado di prendersi la responsabilità di riportare la luce al Foro, dalla fase progettuale alla futura gestione. La disponibilità del sottosegretario Giro, della Soprintendenza e del Comune fanno ben sperare». Per affidare i lavori e la manutenzione ad Acea, il Ministero e il Comune dovrebbero fare una convenzione che consenta all'amministrazione capitolina di affidare la gestione all'azienda comunale per l'energia e l'ambiente. Insomma, le idee ci sono. La volontà di restituire alla città il simbolo della sua stessa esistenza anche. Romani e turisti aspettano ansiosi. Nel buio.

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