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Fai la truffa e scappa.

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L'importofinale del raggiro (ipotizzato, ma la cifra potrebbe salire) è di un milione e 200 mila euro. Undici le persone arrestate dal commissariato Porta Pia in collaborazione con la sezione Criminalità diffusa della Squadra mobile di Vittorio Rizzi, alcune delle quali ritenute vicine alla criminalità organizzata. Dieci le perquisizioni domiciliari. L'accusa: associazione per delinquiere finalizzata alla truffa. I sospetti cominciano il 18 novembre scorso. A piazza Bologna i poliziotti di Porta Pia notano un tale trafficare con assegni e fogli di carta. Lo fermano. Lui si chiama Leopoldo Celano, 58 anni, di Crotone. Gli chiedono spiegazioni ma lui non le da, quello che dice non convince. Gli agenti non lo sanno che quello è il primo passo che porterà allo scoperta di una stangata. Parte l'inchiesta del commissariato diretto da Mauro Baroni, con l'appoggio sul finale della sezione contro la «Criminalità diffusa» di Tommaso Niglio. Celano è ritenuto la mente dell'organizzazione. Aveva reclutato cinque persone a Crotone: Francesco Pugliese 31 anni, Massimiliano Giannotti (32), Fabio Rubino (21), Giovanni Romano (43) ed Elisabetta Graziano (40). Una a Roma: Maurizio Pascucci (41 anni, con l'impresa funebre). Tre nel Frusinate: Giorgio Cretaro (48 anni, Veroli), Massimo Alessandri (40, Fiuggi) e Maurizio Moauro (50, Ferentino). E una a Napoli: Paolo Pesce, 69 anni. L'obiettivo era semplice: fingersi grossisti di abbigliamento ed edilizia, pagare la merce con assegni scoperti e rivenderla a dettaglianti a prezzi di costo o poco più alti, perciò assai invitanti, incassando soldi veri. Per procurarsi gli assegni Celano non doveva insospettire le banche, e c'è riuscito: lui e i suoi hanno avuto rapporti con le filiali romane di 25 istituti di credito. La tecnica era questa. I soggetti cambiavano residenza trasferendola a Roma o Guidonia Montecelio. Costituivano società, aprivano sette conti correnti, dove mettevano pochi soldi che poco dopo riprendevano svuotando il conto. Si facevano dare dalle banche dieci libretti di assegni e con quelli compravano. Le cifre non dovevano superare i 12 mila e 500 euro (per non far scattare i controlli antiriciclaggio). Molti erano postdatati, anche di due mesi. Per cui, tra i 60 giorni prima dell'incasso e lo stesso periodo di tempo che passava prima che la persona fosse protesta e inserita nella lista dei cattivi pagatori, l'organizzazione poteva spendere e riclicare. Addirittura alcuni assegni a vuoto sono finiti pure in Olanda. Finora sono 1.300 i titoli di credito protestati, ma molti altri potrebbero essere ancora in circolazione. Settanta, invece, i conti correnti accesi dall'organizzazione. Sul tavolo sono una decine le denunce contro la gang. Gli investigatori lanciano l'appello: «Chi è stato truffato si faccia avanti». Fab. Dic.

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