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Gas killer: muoiono lei, lui e il cane

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Il radiologo ha cercato di rianimare la ragazza a terra. L'allarme dei colleghi

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.Sono morti l'uno dopo l'altro, in una inesorabile sequenza: prima il volpino, Briciola, poi lei, Daniela Saulino, 33 anni, piccolina, capelli neri, lisci e lunghi, universitaria alla Sapienza; e infine lui, Paolo Torre, 44 anni, radiologo all'ospedale Sandro Pertini, calvo e ben piazzato, padre di due bambini avuti con due donne diverse, una è una poliziotta, la sua ex moglie. Daniela e Paolo erano salernitani. Sono stati trovati ieri mattina dai vigili del fuoco poco prima le 10, in via dei Quintili, al Quadraro. Causa dei decessi quasi sicuramente il monossido di carbonio, scaturito da una stufa all'interno del monolocale nel seminterrato (ora sequestrato) di una palazzina di sei piani, dove il sanitario risiedeva da oltre quattro anni. Ma i carabinieri della Compagnia Casilina, diretta dal maggiore Paolo Unali, non tralasciano anche altre spiegazioni, come l'avvelenamento da botulino, immaginato trovando un barattolo di melanzane aperto sul tavolo apparecchiato. L'autopsia svelerà il mistero. A dare l'allarme è stato un collega del radiologo. Lunedì è stato l'ultimo giorno di lavoro di Paolo Torre. Arriva in via dei Quintili, parcheggia la sua Hunday verde dimenticando i fari accesi (se ne sono accorti i gestori del bar a poche serrande da casa frequentato dalla coppia, dove lei comprava sempre le sigarette). Quando Torre entra in casa forse la sua compagna, che però non dormiva sempre da lui, è già morta o comunque è priva di sensi. La trova a terra, in pigiama. La tavola è imbandita. Il rubinetto del gas chiuso, segno che i pasti sono già stati cotti. Il cane è morto. Il radiologo cerca di rianimarla. Le solleva le gambe poggiandole sulla sedia, per garantire un maggior flusso di sangue a cuore e cervello. La corsa contro la morte però dura poco, s'interrompe presto. Anche lui infatti s'accascia, cadendo sul pavimento accanto al corpo della ragazza, come li troveranno poi i soccorritori. Passano uno, due giorni. Poi un collega chiama casa: Paolo Torre ha mancato un turno di lavoro. Ancora una chiamata, l'ennesima. Nessuna risposta. Quindi l'allarme ai vigili del fuoco e la scoperta.

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