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«Dopo gli assalti la polizia»

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Infermieriminacciati se c'è la fila al pronto soccorso del San Camillo e costretti a guardarsi le spalle a fine turno. O, peggio, picchiati e insultati, come è successo alle quattro infermiere aggredite dai parenti di una paziente che si sono vendicati della lunga attesa al pronto soccorso, l'altra settimana, nella notte tra il 7 e l'8 febbraio. E ora al coro della protesta c'è anche la voce degli operatori del 118. Ma al pronto soccorso del San Camillo Forlanini - 80 mila accessi l'anno e coi parenti al seguito il numero triplica - il posto di polizia dentro il pronto soccorso ancora non c'è. Neanche dopo l'ultima feroce aggressione il personale del grande ospedale di frontiera su via Gianicolense è riuscito a farsi ascoltare. Il posto di polizia è ancora ai piani superiori e a mezzo servizio. «Alle due chiude» conferma Tommaso Cedroni, delegato Rsu. A ottenere un presidio fisso di polizia, h24 non c'è riuscito neanche il direttore generale dell'ospedale Macchitella, che pure si era mostrato particolarmente sensibile alle richieste di sicurezza del personale, insorto il giorno dopo l'ultima feroce aggressione. Il motivo lo spiega il coordinatore Rsu del San Camillo, Achille Lunghi. «Pare che anche il personale della polizia sia in sofferenza, e non possono sfilare uomini da altri servizi» dice Lunghi. E così si sta pensando i utilizzare la vigilanza privata. Ma la guardiania non basta per evitare le aggressioni. «Se la gente si infuria bisogna andare alla radice del problema - dice Lunghi - bisonga potenziare il numero dei medici e degli infermieri al pronto soccorso costantemente in carenza, anche sacrificando inutili doppioni di ambulatori ed unità operative. E tutelare sotto tutti gli aspetti compreso quello legale degli operatori vittime di aggressioni onde evitare destabilizzazione e insicurezza di tutto il settore». Una parola anche per i medici. «Che spendano una parola per rassicurare i familiari in attesa» dice. «A volte una parola detta da loro vale più di mille rassicurazioni date da un infermiere per calmare gli animi preoccupati». Per ammortizzare i malumori, da questo autunno al San Camillo operano i volontari della Protezione Civile. «Facciamo da filtro tra familiari dei pazienti e medici» ricorda il maresciallo dell'Aeronautica militare Pasquale Fenu. G. M. Col.

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