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Mendicante minacciato da minori

Bullismo

Boom di baby bulli, allarme dei giudici

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Padrone della piazza per farsi bello con gli amici e con le ragazzine, signore assoluto di panchine e muretti. A diciassette anni Luca, il nome è di fantasia, gira senza meta con in tasca un coltello a serramanico. Come un don Rodrigo di periferia cammina con fare sicuro, spalleggiato dai fedeli «bravi», suoi coetanei. A scuola loro tre non ci vanno da anni: hanno di meglio da fare. Come l'altro pomeriggio, quando, davanti alla chiesa Regina Pacis di Ostia, si sono improvvisati giustizieri senza pietà contro un mendicante. Colpevole forse di rovinare il paesaggio, di sfidarli con la sua sola presenza, è stato insultato e minacciato mentre a pochi metri il parroco recitava messa. «Da qui te ne devi andare – gli ha ordinato Luca – in piazza l'elemosina non la puoi chiedere altrimenti ti uccido». Poche frasi pronunciate con fastidio, con rabbia. Parole cattive, dette con disprezzo per spaventare un clochard romeno inginocchiato sulla scalinata della chiesa con la cognata seduta accanto: in mano un berretto con dentro qualche spicciolo. Le minacce Luca le ha accompagnate allo scintillare di una lama lunga dieci centimetri: il modo migliore per un boss come lui per riaffermare il dominio e far capire che con certi bulli di quartiere non si scherza. Neppure se sono solo ragazzini. «Questo è il mio territorio, vattene subito» gli ha detto il diciassettenne mentre il romeno lo implorava di lasciarlo stare, che lui, su quella scala, non dava fastidio a nessuno. A chiamare la polizia è stata proprio la cognata dell'uomo riuscita ad allontanarsi con il cellulare in mano mentre i tre circondavano il clochard. «Aiutatemi, presto – ha detto con un italiano incerto al centralinista del 113 – tre ragazzi vogliono ammazzare mio cognato». Quando gli agenti del commissariato Lido sono arrivati in piazza Regina Pacis hanno trovato i due romeni ancora sconvolti mentre i bulli già se la davano a gambe dopo aver gettato il coltello in un cespuglio. Le due vittime dei diciassettenni sono state prima rifocillate in un bar di zona e poi accompagnate presso un centro di ricovero. Luca, riconosciuto come il principale responsabile dell'aggressione, è stato denunciato alla procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori per minacce aggravate e possesso ingiustificato di arma da taglio. Lui come i suoi degni compari è già conosciuto alla giustizia per aver preso parte ad altri episodi di violenza, atti di intolleranza e scritte murali. I tre risulterebbero infatti appartenere alla baby gang della stazione «Lido Nord» già tenuta sotto controllo, in passato, dalle forze dell'ordine. Molti i cittadini presenti in piazza al momento del fermo dei tre bulletti: tra loro anche qualcuno che ha deciso di prendere in mano carta e penna per ringraziare il dirigente della polizia di Ostia Antonio Franco per l'umanità, la delicatezza dimostrata dai suoi uomini nel venire in aiuto dei stranieri. «Non so cosa spinga alcuni adolescenti ad azioni di questo tipo – questo il commento del parroco della Regina Pacis, don Ludovico – Sicuramente non si tratta solo di un disagio giovanile ma è piuttosto un problema di educazione. Da parte nostra, con un oratorio e un gruppo scout che conta oltre duecento persone, facciamo il possibile per impegnare i ragazzi in altre attività». Non è comunque la prima volta che i ragazzini della «Lido Nord» finiscono alla ribalta della cronaca. Lo scorso novembre alcuni componenti del gruppo di Ostia sono stati denunciati dai carabinieri agli ordini del colonnello Giuseppe La Gala insieme a un'altra baby gang di Acilia. Diciassette i minorenni denunciati in quell'occasione per una serie di aggressioni, per lo più a sfondo razziale, compiute tra il litorale e l'entroterra. Molti i ragazzini di buona famiglia che, per pura spavalderia, hanno mandato all'ospedale venditori ambulanti molto più grandi di loro, coetanei stranieri e clochard. È di pochi mesi fa il pestaggio avvenuto sul Pontile di Ostia ai danni di un diciottenne di origini bielorusse, insultato dal branco al grido di «sporco polacco». Poi le botte al cingalese nel parco pubblico di via Lilloni, ad Acilia. Il ragazzino di appena dodici anni, fermato dalla polizia mentre era appostato fuori da un supermercato con una pistola in pugno, voleva solo attirare l'attenzione dei passanti mentre un suo coetaneo, alunno di una scuola media in zona Stella Polare, ha rubato al nonno un proiettile calibro 7,65 per farsi grande coi compagni. Di anni ne ha solo nove il bullo in erba che si è presentato in classe con una pistola softair del tutto simile a una vera per intimorire i suoi compagni e guadagnarsi così il tanto sperato rispetto. «Segnali di un disagio profondo» secondo il commissario di Ostia, «episodi legati al bisogno di conferme» secondo il comandante dei carabinieri. Fatto sta che, mentre le scuole del territorio inventano seminari e percorsi di legalità per scoraggiare il fenomeno del bullismo, ragazzini di tutte le età continuano a spadroneggiare con i più deboli per ottenere un po' di attenzione e incutere quanto più timore ai coetanei più calmi.

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