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A Tivoli e Pomezia 250 lavoratori in nero e 2.000 irregolari

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Seigli imprenditori italiani indagati dalle fiamme gialle: i primi tre, a capo di una società operante su gran parte del territorio nazionale nel settore del facchinaggio e dei servizi di pulizie alle imprese, sono stati denunciati dalla Compagnia di Tivoli. Gli uomini del capitano Giuseppe Antonio Conteduca hanno trovato molti riscontri e collaborazioni dalle centinaia di lavoratori, assunti con contratti di collaborazione a progetto, ma in realtà impiegati secondo modalità di lavoro subordinato. Alla cooperativa, nonostante presti i suoi servizi per lo più all'interno di uffici pubblici dell'area tiburtina, è stata accertata un'evasione per oltre 2 milioni di euro di proventi non dichiarati e di circa 2 milioni e mezzo di euro di Iva non versata. Oltre ai 600 mila euro di omesso versamento delle ritenute d'acconto sottratte ai «Co.co.pro.». A Pomezia, invece, ben 250 lavoratori sono risultati totalmente sconosciuti agli enti previdenziali e assistenziali: da sempre ricevevano una busta paga formalmente regolare, senza però che alcuna comunicazione delle loro posizioni contributive e assicurative fosse mai stata fatta all'Inps ed all'Inail dalle due cooperative operanti nel settore della logistica e della movimentazione merci. Nelle due aziende, che si trovano nella zona industriale di Pomezia, sono stati poi individuati altri 550 lavoratori irregolari che avevano assunto la figura di soci nelle cooperative, ma in realtà si trattava anche in questo caso di lavoratori dipendenti, retribuiti con stipendi inferiori. Le due società erano gestite da due «teste di legno» (denunciate, insieme all'amministratore di fatto, alla Procura di Velletri) e costituite con l'unico fine di frodare il fisco (10 i milioni sottratti) per poi sparire, spostando i lavoratori da una cooperativa all'altra.

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