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In tempi di crisi, è un successo apparentemente inspiegabile

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Masolo apparentemente. L'illusione di libertà del supermarket, cioè la possibilità di trovare le zucchine a gennaio, le fragole a febbraio, frutti esotici giunti da lontano dopo un lungo e inquinante viaggio per mezzo mondo, comincia ad essere riconosciuta come tale. Un'illusione, appunto. La realtà è sempre stata diversa. Ed è basata sulla vicinanza geografica e sulla stagionalità. I nostri nonni e i nostri genitori lo sapevano. Noi lo abbiamo dimenticato. A ricordarcelo è il fortunato debutto della «spesa a sorpresa» (non più il cliente che sceglie ma la terra che dà quello che può dare) registrato da alcune iniziative agricolo-gastronomiche, come i Gruppi di acquisto solidale (Gas) o le «Zolle». Di che stiamo parlando? «Zolle.it», ad esempio, nasce nel maggio del 2007. Si tratta di una «struttura di spesa predeterminata» fondata su contatti online. Sul sito si possono ottenere tutte le informazioni utili per l'acquisto. Gli organizzatori, che hanno sede a Roma, scelgono le aziende (l'80% certificate) in base alla qualità del prodotto, alle caratteristiche del terreno e delle falde acquifere, alla vicinanza chilometrica dalla Capitale. In più devono avere lavoratori perfettamente in regola. Oggi sono 60-70 e il grosso del prodotto arriva da quelle laziali. «Abbiamo cominciato con una ventina di famiglie di associati e oggi siamo a quota 650 - racconta l'amministratrice di Zolle Simona Limentani, 35 anni, una laurea in filosofia, più di un lustro di esperienza in una coop agricola e un master in gestione aziendale alla Bocconi - All'inizio eravamo in due, oggi siamo in 13 e stiamo cercando un ufficio più ampio. Tutto grazie al passaparola e alla qualità dei nostri prodotti - continua Limentani - Il sistema funziona inversamente a quello del supermercato. Non si basa sulle esigenze dei consumatori ma su quelle di produzione delle nostre aziende, insomma sulla sostenibilità del produttore». L'obiettivo, inoltre, non è unicamente commerciale. Il profitto, certo, conta. Però lo scopo è anche «ricreare il legame perduto fra campagna e città, rafforzando il rapporto fra l'agricoltore e il territorio circostante», spiega Simona. Come funziona? Il cliente-famiglia sceglie il tipo di «zolla», cioè di pacco che vuol ricevere. Quello per due persone costa 37 euro e ci si può trovare carne, uova, formaggi, frutta e verdura di vario tipo. I prodotti, infatti, variano in base alla stagionalità e al tipo di azienda. La verdura arriva a destinazione dopo appena 24 ore dalla raccolta. Tutto è certificato e «sicuro». I prezzi sono simili a quelli di un supermarket bio. Ma il «paniere» non viene scelto dal consumatore, che si deve adattare a quello che c'è. Una filosofia opposta a quella del consumo di massa. Il cliente-tipo? «Coniugi sui 30-45 anni con bambini piccoli, la moglie che lavora e un livello culturale medio-alto - precisa l'amministratrice di Zolle - E, soprattutto, un nucleo familiare aperto alle novità». Nel pacco ci sono anche informazioni sui prodotti e le ricette relative al cibo ricevuto. L'idea è d'importazione. Nasce nei campi vicini a Tokio alla fine degli Anni '80, quando un gruppo di contadini nipponici decise di provare a rifornire di materie prime le famiglie della capitale. Un'iniziativa che ha già avuto successo negli Usa e in Inghilterra. «Quando lavoravo in una struttura simile in Piemonte, basata sull'abbonamento-spesa, ricevemmo la visita di un gruppo di giapponesi che ci illustrò il sistema - conclude Simona Limentani - Andai in Giappone per una sorta di "praticantato" sul posto e, quindi, applicai l'idea qui a Roma. Oggi non abbiamo neanche più bisogno di pubblicità...».

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