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Saldi fuorilegge per combattere la crisi

Saldi

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Commercianti con l'acqua alla gola. Violano la legge, rischiano multe salate, ma nell'ordine di quasi uno su tre continuano ad esporre in vetrina capi estivi con il doppio cartellino e la percentuale di sconto. Sono saldi, in tutto e per tutto, ma fuori dal periodo consentito. Perché quelli estivi, conclusi da poche settimane, non sono stati sufficienti a far vendere nonostante cali di prezzo tra il 50 e il 60 per cento. Roba mai vista prima. E allora, dopo la pausa estiva, complice anche un clima ancora decisamente estivo, si ricomincia. Al centro, come in periferia. Basta farsi un giro per le strade più commerciali, via del Corso, via Cola Di Rienzo, via Boccea, via Candia, via Tuscolana, via Appia e accorgersi che si può ancora acquistare la merce estiva in saldo mentre quella invernale fa capolino tra un piccolo spazio e l'altro del negozio ed è, parola degli stessi commercianti, «quasi del tutto ignorata dai consumatori». Come sopravvivere allora a questa contrazione dei consumi senza precedenti che toglie il fiato ai commercianti capitolini? Si risuscitano camicie di lino, pantaloni di cotone, shorts, sandali e scarpe aperte, si tira una barra sul prezzo pieno e si scrive quello nuovo accanto al quale spiccano percentuali di sconto tra il 60 e il 70 per cento. Le sanzioni si contano sulle dita di una mano mentre la maggior parte dei negozianti ha avuto solo l'accortezza di togliere la parola «saldi» dalle vetrine e in pochi si ricordano che in realtà basterebbe chiedere l'autorizzazione per proporre una «vendita promozionale» e stare in regola. Poi potrebbero scontare la merce come vogliono. Fatto sta che a guardare le vetrine si rischia davvero la confusione più totale. In via Boccea, tanto per fare un esempio, su dieci negozi visitati sette hanno il doppio cartellino su ciascun capo estivo esposto. In via Tuscolana nove su dieci, in via Cola Di Rienzo cinque su dieci e in via Appia Nuova dieci su dieci. Se il saldo non è proposto fuori basta entrare per vedere intere pareti di capi estivi scontati del 50-60 per cento, i commessi fanno il loro lavoro e cercano di vendere quelli, per niente attratti dalla prospettiva di dare via i capi della nuova stagione autunno-inverno. «Non possiamo fare altrimenti – spiegano da un negozio di abbigliamento – quest'estate abbiamo venduto poco e niente». «Meglio rischiare una multa – ci dicono da un altro punto vendita – piuttosto che licenziare i dipendenti». Difficile puntare il dito contro la categoria nonostante violi apertamente le regole. Certo, c'è anche chi non lo fa pur senza navigare in belle acque. Ma è l'eccezione e basta guardarsi in giro in questi giorni per accorgersene. Si sconta tutto, anche le borse, le valigie, gli elettrodomestici di ultima generazione. Per non parlare di profumi, creme, deodoranti, saponi, articoli da farmacia per i più piccoli. Lo sconto è diventato il mezzo per arrivare alla fine del mese. Fa breccia sui consumatori anche in tempi di crisi. Così il «saldo fai da te» impazza e la legge che li vieta in periodi diversi da quelli previsti appare decisamente superata.

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