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L'ostia nelle mani dei fedeli e acquasanta di giornata

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Anchele parrocchie si mobilitano sul fronte della prevenzione. Perché, come ricorda il segretario romano dei Medici di famiglia (Fimmg) Pierluigi Bartoletti «chi ha contratto il virus della nuova influenza, anche se non manifesta i sintomi, può contagiarlo attraverso il respiro, ovvero con le goccioline di saliva micronizzate in aerosol». E dunque le mani del sacerdote, nell'atto di consegnare l'Ostia, corrono il rischio di diventare un veicolo di contagio se sono state prima vicino alla bocca di chi ha ricevuto il sacramento nel modo più tradizionale. Ma per adesso una vera e propria direttiva del Vicariato ancora non c'è. «Si lascia ampia discrezionalità ai sacerdoti» spiega il direttore dell'Ufficio Liturgico romano, monsignor Marco Frisina. Basta il buon senso. «E la solita prudenza, ma questo è normale andando incontro al periodo autunnale» spiega Frisina. Direttive ufficiali, al momento, non ve ne sono. La scelta di eventuali circolari spetta comunque al Vicariato. «Che sarà pronto a scendere in campo casomai ce ne fosse bisogno» conclude Frisina. Ma questo bisogno per ora non c'è. Anche se sono proprio i parroci ad aver rilevato, nell'ultima domenica, un incremento del numero dei fedeli che ricevono l'ostia in mano. Anche se nessuno ha evitato di scambiarsi il segno della pace con la stretta di mano. Chissà, invece, se i neocatecumenali rinunceranno a bere il vino dallo stesso calice? E se la paura del contagio creerà nuovi comportamenti allo stadio, come è successo in Francia dove l'equipe medica dell'Olympique Lione ha recepito le indicazioni della Federcalcio francese e ha vietato ai suoi giocatori sputi ma anche strette di mano agli avversari. A Roma ci sono 340 parrocchie, con 250 rettorie circa soprattutto nelle zone centrali. Senza contare le basiliche ci sono più di mille acquasantiere. Anche queste saranno attenzionate. «L'acqua santa sarà fresca di giornata» è la sintesi di monsignor Frisina, con acquasantiere svuotate e riempite ogni giorno anziché una volta a settimana. G. M. Col.

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