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L'Abate Luigi Sparito il vicolo restò la statua

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Sichiamava vicolo dell'Abate Luigi. Scomparve dopo il 1870. Era nel rione S. Eustachio e costituiva la prosecuzione della via del Crocefisso (oggi via del Monte della Farina) e sfociava in via della Valle poi assorbita dall'attuale corso Vittorio Emanuele II. Il toponimo appare ancora oggi stranamente curioso non solo perché dedicato ad una statua, sia pure di un certo interesse artistico, ma soprattutto perché essa raffigura un… illustre sconosciuto. Il vicolo ricordava, infatti, una delle più famose «statue parlanti» della vecchia Roma (le altre erano: Pasquino, Marforio, Facchino, Babuino e Madama Lucrezia), che fu rinvenuta agli inizi del Cinquecento durante gli scavi effettuati nei pressi della chiesa di S. Andrea della Valle per l'ampliamento del palazzo Caffarelli Vidoni. La scultura in marmo, di epoca classica, raffigurava originariamente un personaggio togato, forse un console, un magistrato o un oratore; ma alla fervida fantasia popolare parve invece la figura di un abate e perciò la battezzò «abate Luigi». Altri invece raccontano che il nome dato alla statua fosse quello del sagrestano della vicina chiesa del Santo Sudario dei Savoiardi. Originariamente la statua sistemata in una nicchia esterna del restaurato palazzo; ma nel 1888, specialmente per sottrarla alle continue mutilazioni, il nuovo proprietario del palazzo Vidoni, il principe Bandini, decise di farla trasferire all'interno dell'edificio. Ed ebbe una prestigiosa collocazione ad ornamento dello scalone, sopra una base nella quale vennero incisi i seguenti versi dettati da Giuseppe Tomassetti: «Fui dell'antica Roma un cittadino, / ora abate Luigi ognun mi chiama, / conquistai con Marforio e con Pasquino / nella satira urbana eterna fama; / ebbi offese, disgrazie e sepoltura, / ma qui vita novella e alfin sicura». Nel 1924 la statua fu trasferita nel cortile di palazzo Chigi; poi, per interessamento di alcuni romanisti, essa venne "restituita al popolo" e definitivamente sistemata all'angolo di palazzo Vidoni, nella piazza omonima, dove ancora oggi continua ad essere vittima di cacciatori di "souvenir". Ogni tanto, infatti, gli veniva sottratta la testa, subito sostituita con una delle tante altre esistenti nei magazzini comunali. Una delle ultime volte che l'Abate Luigi "perse la testa" fu nel 1970 ma venne rimpiazzata con un calco della stessa eseguito dalla copia conservata al Museo di Roma in Trastevere. Adesso, ultimato il restauro conservativo, la statua parlante è tornata al suo antico splendore. Ma non potrà più accogliere le «pasquinate» che la tradizione popolare affidava a particolari statue romane che nella tradizione popolare diventavano "parlanti". Con il tempo tutto cambia anche il modo di comunicare. Così l'associazione Abitanti Centro Storico ha attivato un sito www.statuteparlantiroma.it dove i cittadini potranno "incontrare" le statue in un percorso virtuale ed esprimere il loro sentire. Red. Cro.

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