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Stupri a Roma, Bianchini: "Il test del dna mi scagionerà"

Luca Bianchini, il presunto stupratore all'epoca dell'arresto

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"Sarei un folle se, sapendomi colpevole, avessi comunque chiesto di sottopormi di nuovo al test del Dna".. È tranquillo e fiducioso Luca Bianchini subito dopo essere stato sottoposto al prelievo del tampone salivare necessario a dimostrare la sua responsabilità o la sua innocenza nell'inchiesta sugli stupri commessi nella Capitale tra aprile e luglio. L'esame eseguito ieri nel carcere di Regina Coeli lo attendeva da tempo, da quando cioè la Polizia lo ha arrestato con l'accusa di aver violentato tre donne nei quartieri Bufalotta e Ardeatino. Un'accusa che il ragioniere di 33 anni ha sempre respinto con fermezza, tanto da chiedere appena chiuso in cella di essere sottoposto di nuovo al test del Dna, dal quale «sarà dimostrata la mia totale estraneità alle violenze sessuali». Ieri pomeriggio è stata infatti prelevata la saliva dell'indagato dal consulente della procura, la dottoressa Elisabetta Mei del Dipartimento della polizia scientifica alla presenza dei legali del ragioniere, gli avvocati Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, nonché di fronte al consulente della difesa, la dottoressa Marina Baldi, biologa genista direttrice del consultorio di genetica del laboratorio «Genoma» di Roma. L'ex coordinatore del Pd della sezione del Torrino non ha mai avuto un attimo di cedimento dal giorno in cui gli sono state messe le manette ai polsi. Anzi. Bianchini ha sempre affrontato gli interrogatori degli inquirenti con estrema lucidità, fornendo nella maggior parte dei casi risposte precise alle domande dei pm. Soltanto quando i magistrati Maria Cordova e Antonella Nespola gli hanno rivolto alcune domande sugli orari degli stupri, chiedendogli dove si trovasse in quei momenti, Bianchini ha detto che non poteva ricordarsi poiché era passato tanto tempo e che comunque lui la sera non esce quasi mai di casa. Proprio nell'abitazione dell'indagato, gli investigatori hanno sequestrato materiale che ritengono importante per le indagini: film pornografici, fascette da elettricista e mappe stradali sulle quali erano segnati i luoghi delle aggressioni. Bianchini ha giustificato il possesso di questi oggetti con risposte precise, sostenendo che il materiale hard lo aveva acquistato per curiosità e che invece le fascette gli servivano per riparazioni domestiche. Parallelamente al secondo test del Dna, saranno eseguiti anche esami sulla macchia di liquido seminale trovata su un paio di pantaloni del ragioniere per verificare se sul tessuto c'è o meno materiale organico anche delle vittime delle violenze sessuali. Prima di Ferragosto gli esperti depositeranno i risultati degli accertamenti: se dovessero confermare quelli del 10 luglio non è escluso che la difesa possa chiedere una perizia psichiatrica.

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