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«Non guidavo io l'auto che ha ucciso Alessandro»

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.Io sono in carcere in isolamento e lui invece è libero». È il sudamericano Angel De Jesus De Los Santos, di 24 anni, a urlare la sua innocenza da una cella di Regina Coeli, dove è stato rinchiuso con l'accusa di aver provocato l'8 luglio l'incidente stradale sulla via Ostiense, nel quale sono rimaste coinvolte due auto e un centauro, che ha perso la vita nel terribile impatto. Il giovane arrestato, in Italia da molti anni e con regolare permesso di soggiorno, ha paura per la sua incolumità in carcere e vuole che venga fatto di tutto per dimostrare che non è stato lui a travolgere e uccidere Alessandro Frisoni. «Sono distrutto, i detenuti mi insultano e mi urlano che sono un assassino, un infame, ma io non sono colpevole. Quella mattina al volante c'era un venezuelano, alle forze dell'ordine ho dato anche il suo nome e cognome». Il giovane sudamericano, durante le indagini, è stato indicato come il conducente della Fiat 600 da un benzinaio che intorno alle 7 del mattino (l'incidente è avvenuto alle 9), lo aveva visto al volante dell'auto. Dopo aver fatto benzina, in base al racconto del ragazzo accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso, Angel è andato a fare colazione con l'amico, un venezuelano di 23 anni, che subito dopo si è messo al volante. Ed era quindi lui, secondo lo straniero, alla guida della Fiat al momento dello scontro mortale. In sede di udienza di convalida del fermo (Angel si è costituito il giorno successivo all'incidente) il pm aveva chiesto al gip la rimessione in libertà del sudamericano, difeso dall'avvocato Pietro Nicotera, e la convalida dell'arresto dell'altro ragazzo: alla fine, invece, il gip ha stabilito esattamente il contrario. «Con il mio avvocato abbiamo chiesto che vengano prese le impronte digitali sul volante, io non c'entro nulla, non ho ucciso Alessandro». Per lunedì, intanto, è stata fissata l'udienza davanti ai giudici del Riesame che dovranno decidere se scarcerare o meno il sudamericano.

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