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Il sindaco: via la licenza La Confcommercio solidale coi nipponici

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Lapresunta truffa ai turisti giapponesi in un ristorante chic della città dà la stura a critiche e polemiche che sanno di forca. Il sindaco Gianni Alemanno è esplicito: «Per quanto mi riguarda questo ristorante non deve più aprire e per casi di questo genere si deve arrivare alla revoca della licenza. Ho dato mandato alla Municipale di predisporre dei controlli straordinari, anche di personale in borghese, per smascherare queste truffe che devono essere perseguite con fermezza fino ad arrivare alla revoca della licenza. Questi singoli casi, che rappresentano una minima parte - conclude il sindaco - rischiano di infangare la reputazione della stragrande maggioranza dei ristoratori romani, conosciuti in tutto il mondo per l'ottima qualità del cibo e del servizio e per i prezzi equi». Duro anche il presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi: «Il ristoratore che ha truffato i turisti giapponesi - dice - oltre che a discreditare un'intera e onesta categoria, getta fango sull'intera città di Roma che da sempre fa del turismo il suo fiore all'occhiello. È per questo motivo che chiediamo la massima severità verso chi ha tenuto un comportamento di una gravità inaudità. Ai turisti giapponesi - annuncia Pambianchi - intendo mandare la mia più sentita solidarietà, con la speranza che non si lasciano influenzare nel loro giudizio sulla nostra città, da truffatori senza scrupoli che non hanno nulla a che fare con il mondo del commercio». Cauto il vicesindaco di Roma, Mauro Cutrufo: «Poche mele marce - riflette - non debbono e non possono rovinare il cesto dell'ottima offerta turistica di Roma». Chi va oltre è il vicepresidente dell'Assoristoratori della Confesercenti, di Roma e provincia, Paolo Guerri. «Ci sono tanti ristoranti che fanno buona cucina, ma anche tanti altri che non preparano alcun piatto e sfornano pietanze dal microonde perché hanno la licenza da bar. Non voglio parlare della vicenda dei due giapponesi - dice - non la conosco bene. Bisogna sempre richiamare la categoria alla professionalità, ma bisogna anche sollecitare le istituzioni al rispetto delle regole. Mi spiego: sul listino - continua Guerri - va indicato a chiare lettere se i cibi sono cotti, precotti, freschi o surgelati, e non in lettere microscopiche scritte chissà dove. In giro ci sono insegne di ristoranti che in realtà non lo sono: non si cucinano le pietanze, non si preparano, non hanno chef in cucina perché non dispongono degli spazi. In locali simili il cuoco lo può fare chiunque: apre la confezione, mette il piatto in forno e lo ritira qualche minuto dopo. Questi sono controlli che deve fare l'istituzione e non l'associazione». Da qualche giorno hanno cominciato i vigili del I Gruppo del comandante Rino Caioni. F.D.C.

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