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Abbacchio, pajata porchetta e olio Crociata dei prodotti

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«Pochigiorni fa c'è stato il riconoscimento ufficiale dell'abbacchio come prodotto tipico romano, la pajata potrebbe essere il prossimo obiettivo», dice l'«antiproibizionista» assessore capitolino al Commercio, Davide Bordoni. E siccome l'appetito vien mangiando, a condire l'auspicio della «legalizzazione» e valorizzazione dell'antico piatto romano arriva ora un nuovo riconoscimento europeo per un altro dei prodotti tipici della cucina della provincia: l'olio della Sabina. La Commissione europea ha infatti approvato le modifiche al disciplinare di produzione dell'extravergine d'origine protetta di Palombara. Gli ulivi di questo territorio collinare degradante a sud, che per la sua giacitura e struttura calcarea sciolta, permeabile e asciutta assicura lo sgrondo delle acque, sono stati riconosciuti condizione essenziale per la qualificazione del prodotto. E prove documentali della presenza della denominazione «Sabina» sono rappresentate dalle numerose manifestazioni celebrative della rinomata produzione oleicola della zona che si sono tenute nel corso degli anni. In particolare si ricordano le etichette dell'olio prodotto in Sabina esposte nel corso della Fiera Campionaria di Milano nel 1926 e il manifesto della prima Mostra dell'olio d'oliva della Sabina tenuta il 31 maggio 1959 a Palombara Sabina. La pajata, invece, è stata vietata di recente, dai tempi della mucca pazza, proprio da una normativa europea. «Quella che si trova nei ristorati è di contrabbando - ha detto Bordoni a margine dell'assemblea generale dell'associazione industriali della carne - Ne parlerò con il sindaco che è più esperto di me, avendo fatto il ministro dell'Agricoltura per diversi anni». Bordoni era accompagnato all'assemblea, in corso a Villa Medici, dal consigliere d'amministrazione del Car Mauro Loj: «Potremmo trovare un escamotage per la pajata, anche perché il rischio non c'è. Si sta lavorando sulla produzione, ad esempio con Italia Alleva dell'associazione allevatori italiani, che controlla anche geneticamente tutta la filiera e di un animale si conosce il padre, la madre e così via». Se è per questo anche il resto, come prosaicamente diceva il marchese del Grillo-Sordi proprio sulla pajata:«è m....de vitella, so' budella...».

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