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Cittadini penalizzati dal caos

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Il27 e 28 maggio i champions hanno portato «birra e coltelli» non solo a Prati e al Flaminio. Il 29 e 30 i no-global hanno invaso il centro storico che è stato blindato per prevenire blitz e disordini. Il 31 il «Giro del centenario» ha messo fuori uso l'intera città monumentale. Per finire, il 2 giugno la parata militare occuperà rumorosamente piazza Venezia e via dei Fori Imperiali. I super-disagi della settimana di passione sono ricaduti sulla testa dei romani: quartieri invivibili, strade chiuse, traffico impazzito, imbottigliamenti d'ogni tipo, appuntamenti saltati, strade invase da torme di giovani poco rassicuranti, esercizi commerciali in difficoltà... Due le domande che occorre porsi. È necessario tenere questo tipo di eventi di massa al centro di Roma? Ed è giusto che milioni di romani sopportino i disagi che ne derivano così di frequente? È vero che la Capitale di un grande Paese ha esigenze di rappresentanza sconosciute alle normali metropoli. Ma una città dall'antico tessuto urbano con una miriade di palazzi istituzionali concentrati al centro non può essere trattata come se fosse Washington e Brasilia, metropoli costruite appositamente per queste funzioni. È vero che il diritto a manifestare, anche per le minoranze chiassose, deve essere comunque garantito, come lo è stato a Roma in questi giorni. Ma anche in questo caso il diritto dei manifestanti non può annullare il diritto dei normali cittadini a vivere senza intoppi la vita quotidiana. Il problema, quindi, da risolvere è il bilanciamento delle funzioni speciali della Capitale con i diritti dei romani di non essere turbati nella normale esistenza di abitanti di Roma. Se un qualsiasi G8 è incompatibile con il centro di Roma, lo si tenga altrove. Se si deve concludere un bel Giro d'Italia nella Capitale, non si invada per un'intera giornata da piazza Venezia a piazza del Popolo, da San Pietro al Colosseo, ma si utilizzino come piste, per esempio, i larghi viali dell'Eur. Non si può ignorare che Roma è storicamente soffocata da un collo di bottiglia che la stringe proprio in quel centro che si vuole utilizzare come quinta agli eventi che in esso non possono essere contenuti. Questo è un altro dei problemi che una Capitale civile di una nazione civile deve affrontare senza ambiguità tralasciando la demagogia populistica delle folle a piazza Venezia. I diritti dei cittadini non devono essere calpestati dalla retorica degli eventi speciali. Massimo Teodori

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