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Donne in corsa per la prevenzione

Il professor Masetti con la testimonial dell'evento Maria Grazia Cucinotta

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Domenica prossima alle Terme di Caracalla, la decima edizione della «Race for the Cure», la corsa per combattere il tumore al seno, madrina ormai affermata dell'evento, Maria Grazia Cucinotta, che molto spesso ha sposato cause di organizzazioni non profit. «La Race for the Cure si svolge in un week end, ma ha effetti benefici che durano molto più a lungo», ci dice il Prof. Riccardo Masetti, presidente della Susan G. Komen Italia. «La maratona che organizziamo è una testimonianza positiva, di come si possa vincere la propria battaglia contro i tumori del seno. Non c'è spirito compassionevole né vittimismo, ma donne energiche, che decidono di essere le vere protagoniste, affrontando a viso aperto la malattia. Naturalmente la Race è un evento che accomuna sport, impegno sociale, divertimento ed emozioni capaci di coinvolgere tutti: corridori della domenica, professionisti, famiglie e gruppi di ragazzi. Ricordo di aver visto in televisione un programma dove c'era un'unita di psicologi e truccatrici, che aiutavano le donne, in uno stato avanzato della malattia, sottoposte alla chemioterapia, ad accettarsi con il loro nuovo volto. Mamme di famiglia, mogli, che lottavano con le unghie e con i denti, con e per i loro cari». Come possono difendersi le donne da questa malattia? «Non bisogna mai dimenticare, che la malattia non colpisce mai il singolo individuo, ma anche la sua sfera familiare e affettiva. Le donne di tutte le età, ma soprattutto quelle dai 30anni in su, hanno una grande arma dalla loro parte, la prevenzione. La diagnosi precoce può ridurre in maniera significativa la mortalità, come dimostrano i dati clinici, dai quali emerge, che se la malattia è identificata ai primi stadi, le possibilità di guarigione raggiungono il 90%. Tuttavia un'indagine svolta dalla Komen Italia onlus, su un campione di 3000 donne, residenti a Roma e provincia, ha dato alla luce un dato sconcertante: non è tanto la disinformazione ad ostacolare la prevenzione, ma più spesso la paura di scoprire che qualcosa non va». L'associazione Komen Italia organizza altre iniziative oltre la maratona? «Si, il Villaggio della prevenzione. Quest'anno per celebrare la decima edizione della Race for the Cure a Roma, abbiamo deciso di dedicare un'intera settimana alla prevenzione, proprio per sottolinearne l'importanza. Abbiamo pensato di portare la prevenzione dove arriva meno facilmente. Visiteremo, con la nostra unità mobile, il carcere di Rebibbia, i centri di accoglienza per gli immigrati e alcune istituzioni religiose». Come utilizzerete i fondi che raccoglierete alla Race for the Cure? «La Komen Italia Onlus ha un modo trasparente ed efficace di usare i fondi che raccoglie. Prima tra tutte dedichiamo dei contributi ad altre associazioni no profit, poi assegniamo delle borse di studio a giovani laureati per il perfezionamento in senologia. Organizziamo sessioni educative gratuite, aggiornamenti professionali per medici di base, radiologi e infermieri, divulghiamo opuscoli e materiale informativo e inoltre creiamo dei programmi educativi insieme all'Università Cattolica di Milano. Abbiamo nel nostro futuro molti altri progetti e ringrazio tutti i volontari che si impegnano giornalmente ad aiutarci per realizzarli».

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