Pd diviso dall'antisemitismo. Schlein prepara la legge anche contro l'islamofobia
Per cominciare serve versare una caraffa d’acqua nel vino. Quel che serve per diminuirne struttura, concentrazione e complessità aromatica, fino a ottenere una miscela priva di sapore. Il beverone di Elly Schlein. In pratica è quello che stanno facendo i “barman” del Nazareno, che hanno messo nel mirino il disegno di legge sull’antisemitismo presentato dal senatore Graziano Delrio e sottoscritto da altri dieci coraggiosi parlamentari, tra i quali l’ex capogruppo Simona Malpezzi e Filippo Sensi. I fatti: l’assemblea dei senatori si riunisce martedì scorso a Palazzo Madama, in una seduta fiume protrattasi per quasi quattro ore, con un ordine del giorno scottante. Il testo dell’ex ministro ha fatto saltare i nervi, in modo plateale e ripetuto, a Francesco Boccia, che ha pesantemente redarguito l’irriverente senatore di Reggio Emilia. L’episodio ha prodotto anche molta tensione nel gruppo: «Boccia ha esagerato». A tal punto che nei taccuini dei cronisti finisce il nome dell’orlandiano Antonio Misiani come possibile pacificatore. La seconda puntata però è ancora più cruenta: l’emissario di Elly Schlein annuncia che bisogna ripartire da zero. Lotta all’antisemitismo? Ma che dite: allarghiamo a tutti gli odii razziali, mettiamoci anche l’islamofobia, dispone severo il capogruppo. Insomma, l’acqua nel vino.
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L’intento è chiaro: degradare l’ondata di violenza contro gli ebrei e affiancarla ad altri indistinti odi. Il messaggio sia chiaro: non c’è nessuna emergenza. Un modo per compiacere il sentimento ProPal: compagni, portiamo sempre la kefiah. Ma c’è di più, e qui il racconto di una baruffa politica si trasforma in una commedia buffa. La materia del contendere è la definizione operativa di antisemitismo approvata nel 2016 dall’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (Ihra) e inserita nel famigerato documento della minoranza. È seguita da 43 Stati? «Fa lo stesso, dobbiamo cambiarla», alzano le spalle i senatori dem. E dire che esattamente quel testo fu prima benedetto dal Parlamento Europeo nel 2017, con il voto favorevole della stessa segretaria che all’epoca sedeva sui banchi di Bruxelles. E tre anni dopo dal secondo governo Conte, quello in cui giurò da ministro un distratto Francesco Boccia. «Fa lo stesso, la proposta del nostro senatore è oscena», giurano i militanti nei circoli.
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Un effetto paradossale: mentre l’antisemitismo è cresciuto esponenzialmente — il massacro di Sydney è solo l’ultimo fatto di cronaca — il Nazareno non vuole leggi specifiche per contrastarlo. La situazione resta ingarbugliata, intanto perché Delrio non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro, «Non ci penso neanche», commenta al termine del «processo». Il conclave dei senatori dem ha affidato l’incarico di lavorare a una nuova stesura al cuperliano Andrea Giorgis, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali. Il traguardo è avere pronta una proposta per il 27 gennaio, Giorno della Memoria. In pratica Israele viene cancellato dalla mappa geografica e sentimentale del Pd: parlarne è una «bestemmia». Con altre parole è quello che dice Aurelio Mancuso, di Sinistra per Israele: «È evidente che l’antisemitismo è un tema divisivo dentro il gruppo dirigente. Da decenni mi occupo di pace, e conflitti: mai mi sarei atteso che il Pd si dividesse su questo». Il senso del nuovo testo? «Appiccicare all’antisemitismo altre fattispecie, oltre a rendere esplicita una difficoltà, si prefigura come il maldestro tentativo di equiparare questioni che non sono sovrapponibili», risponde a muso duro Mancuso. Intanto i barman del Nazareno preparano il nuovo cocktail: l’importante è che non sappia di niente.
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