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Elezioni Veneto, Manildo ferma il M5S sul “VaffanZaia”: basta slogan offensivi

Foto: Ansa

Tommaso Manni
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La campagna elettorale in Veneto si è aperta con l’ennesima gaffe del Movimento 5 Stelle. Durante la presentazione delle liste a Padova, i pentastellati hanno sfoggiato lo slogan “VaffanZaia”, un attacco diretto al presidente leghista Luca Zaia che ha scatenato polemiche e imbarazzi nel campo del centrosinistra. A dover rimediare è stato Giovanni Manildo, candidato governatore e leader del cosiddetto “campo largo”, che ha preso le distanze dal linguaggio dei grillini. «Il “vaffa” non mi è mai piaciuto e non lo accetterò mai dove ci sono io» ha dichiarato, secondo quanto raccolto dal Gazzettino, parlando dal campus di Ca’ Foscari a Mestre, dove ha presentato la prima delle sue proposte per il Veneto: un “contratto d’ingresso” dedicato ai giovani e alle imprese. «Sono felice che abbiano ritirato lo slogan – ha aggiunto – perché dimostra maturità. La coalizione è più importante della singola parte». Un modo elegante per chiudere il caso, ma la ferita resta.

 

 

L’episodio ha evidenziato ancora una volta le profonde differenze di stile e di linguaggio tra le anime del centrosinistra, con un M5S che continua a oscillare tra il populismo delle origini e la ricerca di rispettabilità istituzionale. Non è mancata la stoccata del segretario regionale del Pd, Andrea Martella, che ha spostato l’attenzione sulla Lega ma con toni tutt’altro che distensivi: «La candidatura di Zaia in tutte le province è un fatto senza precedenti e mostra la crisi del centrodestra». Parole che, tuttavia, appaiono più come un tentativo di coprire l’imbarazzo provocato dagli alleati grillini.

 

 

Mentre i Cinquestelle fanno e disfano, Manildo prova a riportare la campagna elettorale sui contenuti, presentando una misura economica da 35 milioni di euro per sostenere i giovani lavoratori. Il progetto prevede borse di accompagnamento da 500 euro per gli apprendisti e 600 euro per i neolaureati magistrali nel primo biennio lavorativo. «Così i ragazzi potranno guadagnare fino a 2.000 euro al mese» ha spiegato il candidato dem, promettendo incentivi per le piccole imprese e risorse aggiuntive da enti e fondazioni. Ma l’impressione è che il “caso VaffanZaia” abbia già segnato l’inizio di una campagna in salita per il centrosinistra. Mentre Manildo prova a parlare di lavoro e futuro, il Movimento 5 Stelle torna alle vecchie abitudini: slogan aggressivi, toni divisivi e poca concretezza.

 

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