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Milano, Ambrogino d'oro alla Flotilla: così il Pd si smarca da Francesca Albanese

Giulia Sorrentino
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Cittadinanza onoraria alla relatrice Onu Francesca Albanese. Poi la proposta di candidatura all’Ambrogino d’Oro di un’attivista della Global Sumud Flotilla, Margherita Cioppi. Infine, la mozione per rompere il gemellaggio tra Milano e Tel Aviv. Sono questi i tre argomenti “bollenti” che stanno terremotando la sinistra milanese. Non sono pochi i volti del Pd riformista che ritengono le tre mosse rischiose da un punto di vista elettorale e che, anche se fingono di concordare con la maggioranza, temono che si possa trattare di un vero e proprio boomerang. "A livello internazionale si parla di pace e rilascio degli ostaggi, noi votiamo per rompere un accordo in vigore dal 1994", si chiedono alcuni volti della maggioranza tra i corridoi di Palazzo Marino. Anche perché, mentre tutta Italia sta facendo retromarcia sulla Albanese, sarebbe una scelta "suicida" (così la definise qualcuno) che sia proprio Milano a riaprire la questione della special rapporteur che ha lasciato uno studio televisivo al solo udire il nome della senatrice a vita Liliana Segre. Il tutto dopo che la stessa Albanese aveva bacchettato il sindaco di Reggio Emilia per aver osato pronunciare la parola ostaggi, e che a Bologna, dopo la mozione per conferirle la cittadinanza, c’è stata una levata di scudi anche tra le file dem.

 

 

Oggi la mozione su di lei non è nell’ordine del giorno, ma c’è chi teme che possa essere richiamata rientrando così tra gli argomenti "prioritari" di cui discutere. O forse no, perché c’è anche chi vocifera che la mossa di conferire «l’attestato di civica benemerenza alla Global Sumud Flotilla, in particolare alla partecipante Margherita Cioppi», sia anche un modo per il Pd di smarcarsi dal volto Onu, mantenendo comunque viva quella parte di elettorato tentando la batificazione di quella che loro definiscono operazione umanitaria. Ah, Margherita Cioppi, la stessa che il 4 gennaio del 2019 augurava la morte al vicepremier della Lega Matteo Salvini: «Sei na carogna e come tale devi morì», scriveva su Facebook. Non potendo premiare tutta la missione, quindi, Cioppi rappresenta l’escamotage perfetto per conferire a lei un premio che, come sembra essere chiaro, è riferito alla spedizione in sè.

 

 

Ed è per questo che Carlo Fidanza, capodelegazione di Fdi a Bruxelles e vicepresidente di Ecr Party ci dice che «la rincorsa a sinistra del Pd sembra non avere fine. La tradizione del riformismo ambrosiano è stata sepolta definitivamente da Sala e dal Pd che si sono piegati a una logica gruppettara fatta di Leoncavallo, Flotilla e cittadinanze alla Albanese. Uno spettacolo pietoso». Ma perché, allora, se c’è una parte del Pd che dissente, soprattutto dalla rottura del gemellaggio con Tel Aviv, non può trapelare? Ci sarebbe la necessità di non far irritare i Verdi, che dopo la questione di San Siro e le divergenze emerse, hanno minacciato di lasciare la maggioranza. E no, il Pd oggi non può proprio permetterselo. E quindi, per provare a far votare anche gli indecisi, starebbero provando a trasformare la mozione su Tel Aviv in una sospensione temporanea. Che vuol dire? Forse non lo sanno nemmeno loro. Sta di fatto che c’è chi non vuole coprirsi di ridicolo andando in una direzione letteralmente opposta rispetto alle dinamiche della politica internazionale che la stessa organizzazione terroristica Hamas sembra aver accettato. Una sinistra che deve barcamenarsi tra il mantenimento di un consenso fondato sulla "causa Gaza", per cui è divenuta punto di riferimento dei vari ProPal, e il salvare la faccia. Il tutto tentando di placare un malcontento interno che si sta acuendo nelle varie regioni rosse. Perché c’è chi ha capito che quella battaglia sulla lunga non paga e ora non vuole più restare in silenzio.

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