Falcone voleva la separazione delle carriere: tutte le balle della sinistra
Le fake news vanno smentite, e tra queste rientrano quelle sostenute da Pd e Movimento 5 Stelle, secondo cui Giovanni Falcone non avrebbe mai gradito una riforma della giustizia. Ma no, nonostante le polemiche e gli slogan, ecco cosa pensava davvero il giudice in merito. Era il 3 febbraio del 1991 quando, in un’intervista a Repubblica, a proposito dei ruoli intercambiabili tra giudici e Pm spiegava che «chi, come me, richiede che siano, invece, due figure strutturalmente differenziate nelle competenze e nella carriera, viene bollato come nemico dell’indipendenza del magistrato, un nostalgico della discrezionalità dell’azione penale, desideroso di porre il Pm sotto il controllo dell’Esecutivo. È veramente singolare che si voglia confondere la differenziazione dei ruoli e la specializzazione del Pm con questioni istituzionali totalmente distinte».
Cosa dice, alla luce di queste parole, l’Anm o chi critica la riforma della Giustizia, martedì approvata in seconda lettura al Senato? Chi, riempendosi la bocca di nomi come quelli di Falcone e Borsellino, oggi può contraddire parole chiare che si sposano con la direzione del Governo Meloni e del Guardasigilli Carlo Nordio? Come lo stesso Falcone sostiene, nessuna garanzia viene tolta ai cittadini, non c’è nessun intento di avere una magistratura addomesticata e subalterna, bensì di abbattere un sistema correntizio oramai noto, che ha generato sfiducia in un sistema che deve tornare a essere un pilastro della nostra democrazia. Ma Falcone non ha parlato solo in quella circostanza: «Il punto di partenza di questo ragionamento sta nel prendere atto della differenza di professionalità e competenza tra giudici e pubblici ministeri, e non ci si sorprenda per questa affermazione, che non è affatto scontata, perché c’è chi si ostina a sostenere l'unitarietà della figura del magistrato», sono queste le parole del giudice riportate nel libro "Meglio separate" scritto da Gaetano Bono.
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Falcone, infatti, come ricorda l’autore, era il primo a esprimersi in favore della separazione delle carriere, sentendo l’esigenza di precisare la differenziazione delle funzioni e la conseguente necessità di adattare la disciplina alle loro peculiarità. E ancora: «La regolamentazione delle funzioni e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini e le capacità professionali richieste per l'espletamento di compiti così diversi. Investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice. Disconoscere la specificità delle funzioni requirenti rispetto a quelle giudicanti, nell’anacronistico tentativo di continuare a considerare la magistratura unitariamente, equivale paradossalmente a garantire meno la stessa indipendenza e autonomia della magistratura», leggiamo nel libro "Giovanni Falcone, interventi e proposte 1982/1992". Eppure, nell’aula del Senato, mentre i senatori del Pd hanno mostrato il testo della costituzione capovolto, sono stati sollevati da parte del Movimento 5 Stelle cartelli con la foto di Falcone e Borsellino, da un lato, di Licio Gelli e Silvio Berlusconi dall'altro, «per dire alla maggioranza di non portare avanti questa legge in nome di Falcone e Borsellino, tirati in ballo dal centrodestra continuamente, in maniera impropria e offensiva nei confronti dei due simboli dell'antimafia».
«Non nel loro nome» si leggeva sui cartelli gialli raffiguranti i due magistrati. Chi è che, quindi, ha usato impropriamente la memoria di due capisaldi della nostra giustizia e della nostra storia? Il giudice è sempre stato chiaro. Per cui, il leader Giuseppe Conte, secondo cui con la riforma ci saranno «meno garanzie per i cittadini comuni, più impunità per qualche potente privilegiato. Una giustizia su misura per chi conta, per chi ha il potere in mano: ingiustizia è fatta», sente di dissentire anche dal pensiero di uno dei più grandi magistrati italiani? È già infelice di per sé dover interpretare le parole di chi oggi non può ribattere, ma è certamente ancora peggio la strumentalizzazione e il capovolgimento di un pensiero limpido e preciso come quello di Falcone sulla separazione delle carriere.
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