Non in mio nome, altra piazza anti Israele. Ovadia choc: "Sono antisemita". Dibba attacca: "Come i nazisti"
Con una sorta di equazione attraverso la quale prendere le distanze dal popolo ebraico a cui lui stesso appartiene, Moni Ovadia ha presenziato all'ennesima piazza anti Israele e dato voce a una frase choc. "Se essere antisemita è essere al fianco del popolo palestinese, io sono antisemita", ha provocato l'attore e cantante di origini ebraiche sefardite dal palco di "Non in mio nome - In piazza contro il genocidio", la manifestazione ProPal organizzata ieri pomeriggio nella Piazza di Porta San Paolo, a Roma. L'artista, supportato da un nutrito gruppo di colleghi, ha denunciato "il genocidio" nella Striscia di Gaza, che a suo dire nasce da "un'ideologia sionista", e affermato che "c’è una sola soluzione possibile: uno Stato laico per tutti coloro che abitano il territorio della Palestina".
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Quella di Ovadia non è stata l'unica posizione destinata a far discutere. Tra i diversi volti del giornalismo, della politica e dello spettacolo (da Peter Gomez a Greta Scarano, da Rula Jebreal a Sigfrido Ranucci), non è passato inosservato quello dell'ex pentastellato Alessandro Di Battista. A tutti gli effetti tra i promotori di "Schierarsi", l'associazione che ha tacciato la comunità ebraica di "un uso strumentale dell'antisemitismo per coprire le nefandezze del sionismo", Dibba ha colto l'occasione per attaccare il governo Meloni: "Parlano di valori e poi non sono nemmeno in grado di applicare un pacchetto di sanzioni a uno Stato genocida e terrorista come Israele".
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L'ex grillino e fondatore di "Schierarsi", con una bandiera della Palestina in bella vista, ha poi alzato il tiro e agitato lo spettro dei totalitarismi: "Oggi Israele è governato da nazisti. Si sentono un popolo eletto come i nazisti si sentivano una razza superiore. Da qui nasce la disumanizzazione: pensano che i bambini palestinesi sono degli animali e come tali meritino di essere assassinati". Nessuna parola di condanna, invece, per gli orrori compiuti da Hamas e per il regime di Ali Khamenei, che punta a smantellare l'Occidente e a infiltrarsi silenziosamente nelle democrazie. Possibile che Di Battista stia progettando un ritorno? Non lo ha escluso, ma ha preso tempo: "Rientrare in politica? Non escludo nulla ma il palazzo non mi manca", ha confessato a La Stampa.
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