
Santanchè a giudizio, quelle vecchie accuse già archiviate nel 2017

C'è un fascicolo "gemello", aperto per le medesime accuse e archiviato dagli stessi inquirenti, i quali, dallo studio dei documenti societari, avevano escluso qualsiasi irregolarità. È questo l'asso nella manica della difesa del ministro Daniela Santanché, rinviata ieri a giudizio, insieme ad altri quindici imputati, per falso in bilancio relativo alle comunicazioni sociali di Visibilia tra il 2016 e il 2022. A disporre il processo, che inizierà il prossimo 20 marzo davanti al Tribunale di Milano, è stato il gup meneghino Anna Magelli, la quale ha ritenuto sussistenti le tesi dell'accusa, secondo cui il ministro del Turismo, prima nel consiglio di amministrazione di Visibilia, poi amministratore delegato, presidente e comunque «soggetto economico di riferimento del gruppo», avrebbe «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, ciascuno in ragione delle cariche rivestite», esposto «consapevolmente» dati falsi nei bilanci tra il 2016 e il 2022, si legge negli atti di chiusura dell'indagine. Eppure Santanché, la quale fin dal principio della vicenda giudiziaria giura di essere innocente ed estranea a qualsiasi accusa, era già finita nel mirino dei magistrati di Milano nel 2017, proprio su parte dei piani industriali oggi contestati. A seguito di un esposto di un ex socio, si erano infatti accesi i riflettori investigativi sul piano industriale di Visibilia 2016-2018, che furono passati al setaccio e risultarono privi di irregolarità. Ma ai tempi, Santanché non era ministro del governo Meloni. E il fascicolo, su richiesta degli stessi accusatori, fu archiviato.

Santanchè rinviata a giudizio. La reazione del legale: "Innocente, lo dimostreremo"
A scoprire l'esistenza della vecchia inchiesta è stato l'avvocato Nicolò Pelanda, legale di Santanchè, che ieri, subito dopo il rinvio a giudizio, ha commentato: «È una decisione che ci aspettavamo ma che ci lascia l’amaro in bocca. Dimostreremo l’estraneità dalle accuse in dibattimento. È innocente e lo dimostreremo». Il penalista ha dunque rivelato la mossa a sorpresa e promette battaglia in dibattimento. «Purtroppo siamo venuti a conoscenza di questo vecchio fascicolo solo la settimane scorsa», ha spiegato Pelanda, «e abbiamo immediatamente chiesto copia dell'incartamento, che abbiamo depositato al gup e che ora porteremo al processo». Il difensore del ministro sottolinea che «si tratta di un'inchiesta, nata a seguito dell'esposto di un socio di minoranza di Visibilia, in cui i minuziosi approfondimenti effettuati dalla Guardia di finanza sui piani industriali 2016-2018 hanno accertato che la previsione nei piani era caratterizzata da una prospettiva conservativa. Per cui hanno escluso qualsiasi irregolarità gestionale da parte dei vertici di Visibilia». A dimostrazione della totale mancanza di falsificazioni nelle carte societarie, proprio la circostanza che la Procura di Milano aveva richiesto, e ottenuto, l'archiviazione dell'indagine. «Eppure», aggiunge l'avvocato Pelanda, «oggi il presupposto sul quale la Procura basa le sue conclusioni è diametralmente opposto a quel fascicolo, che si riferisce esclusivamente al piano industriale 2016-2018, visto che quell'annualità è presa ora in considerazione nella presente inchiesta e arriva alla conclusione del tutto divergente che le previsioni erano eccessivamente ottimistiche».

Santanchè, Fratoianni garantista coi suoi ma giustizialista con gli altri
Insomma, secondo la difesa, l'analisi della documentazione di Visibilia effettuata nel nuovo procedimento dai finanzieri, che rileverebbe il falso in bilancio, smentisce l'accertamento delle stesse fiamme gialle portato a termine in precedenza sui medesimi documenti. E sulle conclusioni investigative in conflitto tra loro la difesa annuncia battaglia. «Confidiamo che il radicale contrasto emergerà in dibattimento», precisa l'avvocato Pelanda, il quale sottolinea come nel fascicolo in cui sono contestati i piani fino al 2022 «le conclusioni della Procura sono frutto del "senno del poi", perché seppure tutti i piani industriali sono stati caratterizzati da una prospettiva conservativa, e la stessa Procura aveva ottenuto l'archiviazione valutando la società in una prospettiva di continuità, l'azienda ha avuto problemi in seguito al Covid». In un periodo in cui la Santanché non era comunque più all'interno del consiglio di amministrazione e la precedente valutazione positiva degli inquirenti avrebbe creato un affidamento negativo negli amministratori. Per l'accusa, invece, Santanché e gli altri imputati avrebbero messo in atto false comunicazioni sociali al fine di «conseguire per sé o per altri un ingiusto profitto», cioè la «prosecuzione dell’attività di impresa nascondendo al pubblico le perdite, evitando sia la necessaria costosa ricapitalizzazione, sia la gestione meramente "conservativa"», si legge negli atti. In questo modo, secondo i pm, avrebbero ottenuto «liquidità mediante l’emissione di prestiti obbligazionari convertibili», il «mantenimento dei rapporti contrattuali, bancari e finanziari» e «il mantenimento della quotazione».
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