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Santanchè, Fratoianni garantista coi suoi ma giustizialista con gli altri

Christian Campigli
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«È turpe dire una cosa e pensarne un’altra, ma più turpe ancora lo scrivere una cosa mentre l’animo te ne detta un’altra». Chissà se i leader della sinistra italiana stanno riflettendo in queste ore sulla massima resa immortale da Seneca. Loro, i paladini del garantismo quando si tratta di immigrati che violentano le nostre figlie, di maranza che non si fermano all’alt dei carabinieri o di attivisti abituati ad occupare le case altrui. La sinistra ha gettato la maschera dell’ipocrisia e ieri ha mostrato il ritorno a quella deriva manettara che pareva scomparsa dai radar. Il rinvio a giudizio di Daniela Santanché ha scatenato l’universo progressista, che ha mostrato il ringhio di un pitbull e la bava alla bocca. «La decisione della Procura di Milano di rinviare a giudizio il ministro del Turismo è la conferma che la sua permanenza nel governo è ormai inaccettabile: uno scandalo – ha affermato Angelo Bonelli, leader di Avs - Per onore e dignità delle istituzioni dovrebbe essere la premier a chiederne le dimissioni: il permanere della Santanchè alla guida del ministero del Turismo sarebbe un fatto gravissimo che non può essere nascosto dietro un falso garantismo».

 

 

 

Gli fa il gemello diverso di Avs, Nicola Fratoianni: «chi rappresenta lo Stato non può stare in una condizione del genere. È da oltre un anno, dopo l’inchiesta di Report, e da quando arrivò a mentire persino nell’aula del Senato che ne chiediamo le dimissioni immediate. Su questo abbiamo raccolto oltre 50mila firme. È una questione didignità e rispetto delle istituzioni». L’ipocrisia, sia ben chiaro, non risiede nella richiesta di dimissioni del ministro del Turismo, ma nel dimostrare integralismo a giorni alterni. A secondo della (propria) convenienza. Fratoianni e Bonelli sono gli stessi che per settimane hanno minimizzato la vicenda della cooperativa Karibu, quella gestita da moglie e suocera di Aboubakar Soumahoro. Un’inchiesta che è sfociata in un processo per frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto-riciclaggio. «Non abbiamo preso abbagli né siamo vittima di una persecuzione – ebbe modo di dire l’esponente ecologista il 30 novembre 2022. Gli elementi che avevamo a disposizione non facevano pensare che ci fossero questi elementi. Stiamo parlando di una persona non indagata, ci sono tentativi di costruire una narrazione contro i migranti e su questo ci faremo sentire».

 

 

 

E che dire della difesa a oltranza di Ilaria Salis, accusata di aver picchiato un attivista di destra e per questo arrestata e detenuta per settimane nelle patrie galere ungheresi, prima di essere candidata, proprio da Avs, al Parlamento Europeo. Ma è tutta la sinistra che ha urlato ieri alle dimissioni del ministro del Turismo. «Appena una settimana fa Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura: ora è arrivata. Non può più continuare a far finta di niente – ha affermato il segretario del Partito democratico, Elly Schlein - Il processo farà il suo corso per accertare se è colpevole, ma quando le accuse sono così gravi chi ricopre le più alte cariche istituzionali deve fare un passo indietro. Daniela Santanchè si dimetta. E Giorgia Meloni deve pretendere le sue dimissioni». Feroci anche le parole di Giuseppe Conte: «Meloni, che in passato chiedevi le dimissioni di tutti i ministri per molto meno, oggi che fai, continuerai a fischiettare indifferente? Non avverti neppure adesso un sussulto di dignità che ti spinga finalmente a tutelare l’immagine e l’onore delle istituzioni?». A sinistra l'unica voce divergente è quella di Italia Viva. Che ha ribadito di essere «fermamente garantista». 

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