
Santanchè, Fratoianni garantista coi suoi ma giustizialista con gli altri

«È turpe dire una cosa e pensarne un’altra, ma più turpe ancora lo scrivere una cosa mentre l’animo te ne detta un’altra». Chissà se i leader della sinistra italiana stanno riflettendo in queste ore sulla massima resa immortale da Seneca. Loro, i paladini del garantismo quando si tratta di immigrati che violentano le nostre figlie, di maranza che non si fermano all’alt dei carabinieri o di attivisti abituati ad occupare le case altrui. La sinistra ha gettato la maschera dell’ipocrisia e ieri ha mostrato il ritorno a quella deriva manettara che pareva scomparsa dai radar. Il rinvio a giudizio di Daniela Santanché ha scatenato l’universo progressista, che ha mostrato il ringhio di un pitbull e la bava alla bocca. «La decisione della Procura di Milano di rinviare a giudizio il ministro del Turismo è la conferma che la sua permanenza nel governo è ormai inaccettabile: uno scandalo – ha affermato Angelo Bonelli, leader di Avs - Per onore e dignità delle istituzioni dovrebbe essere la premier a chiederne le dimissioni: il permanere della Santanchè alla guida del ministero del Turismo sarebbe un fatto gravissimo che non può essere nascosto dietro un falso garantismo».
Santanchè rinviata a giudizio. La reazione del legale: "Innocente, lo dimostreremo"
Gli fa il gemello diverso di Avs, Nicola Fratoianni: «chi rappresenta lo Stato non può stare in una condizione del genere. È da oltre un anno, dopo l’inchiesta di Report, e da quando arrivò a mentire persino nell’aula del Senato che ne chiediamo le dimissioni immediate. Su questo abbiamo raccolto oltre 50mila firme. È una questione didignità e rispetto delle istituzioni». L’ipocrisia, sia ben chiaro, non risiede nella richiesta di dimissioni del ministro del Turismo, ma nel dimostrare integralismo a giorni alterni. A secondo della (propria) convenienza. Fratoianni e Bonelli sono gli stessi che per settimane hanno minimizzato la vicenda della cooperativa Karibu, quella gestita da moglie e suocera di Aboubakar Soumahoro. Un’inchiesta che è sfociata in un processo per frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto-riciclaggio. «Non abbiamo preso abbagli né siamo vittima di una persecuzione – ebbe modo di dire l’esponente ecologista il 30 novembre 2022. Gli elementi che avevamo a disposizione non facevano pensare che ci fossero questi elementi. Stiamo parlando di una persona non indagata, ci sono tentativi di costruire una narrazione contro i migranti e su questo ci faremo sentire».
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Caso Visibilia, legale Santanchè: "Dimostreremo la sua innocenza"
E che dire della difesa a oltranza di Ilaria Salis, accusata di aver picchiato un attivista di destra e per questo arrestata e detenuta per settimane nelle patrie galere ungheresi, prima di essere candidata, proprio da Avs, al Parlamento Europeo. Ma è tutta la sinistra che ha urlato ieri alle dimissioni del ministro del Turismo. «Appena una settimana fa Meloni diceva di voler aspettare la decisione della magistratura: ora è arrivata. Non può più continuare a far finta di niente – ha affermato il segretario del Partito democratico, Elly Schlein - Il processo farà il suo corso per accertare se è colpevole, ma quando le accuse sono così gravi chi ricopre le più alte cariche istituzionali deve fare un passo indietro. Daniela Santanchè si dimetta. E Giorgia Meloni deve pretendere le sue dimissioni». Feroci anche le parole di Giuseppe Conte: «Meloni, che in passato chiedevi le dimissioni di tutti i ministri per molto meno, oggi che fai, continuerai a fischiettare indifferente? Non avverti neppure adesso un sussulto di dignità che ti spinga finalmente a tutelare l’immagine e l’onore delle istituzioni?». A sinistra l'unica voce divergente è quella di Italia Viva. Che ha ribadito di essere «fermamente garantista».
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