
Lega, l'intervista a Romeo: “Assenti in Aula? Solo una casualità. Avanti con l'Autonomia”

Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo è il nuovo segretario del partito in Lombardia. La sua elezione, avvenuta per acclamazione dopo il defilarsi dell’altro candidato Luca Toccalini (capo dei giovani), non è stata esente da rumors su un presunto screzio con il leader del Carroccio Matteo Salvini. Che direzione sta prendendo il partito? C’è un ritorno al periodo di Bossi o a una via di mezzo per far sentire nuovamente centrali gli elettori del Nord? E il Governo è compatto sull’autonomia?
Romeo, è il nuovo segretario della Lega in Lombardia. Ci sono stati attriti con Salvini ma poi lei ha precisato che “la sua leadership non è in discussione”.
«Sono strumentalizzazioni di chi non vuole capire. Giusto che la Lega resti un movimento dal respiro nazionale, scelta che ho condiviso fin dall’inizio, ma deve anche mantenere la sua vocazione di sindacato dei territori. Così come i nostri rappresentanti del centro e del sud difendono i territori in cui operano, noi dobbiamo parlare del nord mettendo l’accento anche sulla questione settentrionale con temi identitari. Ho lanciato un paio di idee».
Sarebbero?
«Quello dello stipendio in base al costo della vita e agevolazioni che possano andare incontro alle spese, che in alcune zone del Paese sono molto più alte. Discorso questo che, tra le altre cose, vale sia per il nord che per il sud. Poi la Lombardia, con il suo standing internazionale, va sostenuta nelle relazioni con altre regioni europee, per fare rete e influenzare le decisioni della comunità europea. Soprattutto su tematiche come il Green deal che rischia di mettere in crisi, tra gli altri, il nostro sistema manifatturiero. Quindi Lega come forza nazionale ma anche come sindacato dei territori».
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Ridare centralità al Nord non mette in secondo piano le altre regioni che grazie a quanto fatto da Salvini hanno contribuito a rendere la Lega un partito nazionale?
«No. Si può parlare del nord senza contrapposizioni, con una sana competizione, nell'ottica che il federalismo vuole portare. Un movimento che dia voce alle forti identità territoriali e che al contempo mantenga le tematiche nazionali, come il contrasto all'immigrazione e all'ideologia green e woke, salvaguardare libertà sempre più minacciate come quella di pensiero e informazione. Sono due anime che possono e devono coesistere. Non è facile, ma è necessario. Dobbiamo avere il coraggio di difendere i territori e le loro identità non possiamo snaturarci. Che poi il tema della valorizzazione identitaria e territoriale contro le storture ideologiche provenienti ad esempio da Bruxelles è proprio quello che la Lega porta avanti da sempre a livello nazionale».
Lei ha ricordato il nome di Bossi, che però è lo stesso uomo che non ha votato Lega. Non è un messaggio particolare?
«Ogni tanto fare due chiacchiere con il capo fa sempre bene, anche perché io non ho mai sentito dire da Umberto Bossi che non ha votato Lega, non ci credo e mai ci crederò. La vera sfida che spetta alla Lega nei prossimi anni è quella di conciliare i due aspetti».
E all’interno della coalizione che aria tira?
«C’è bisogno della componente di destra, rappresentata da Fratelli d'Italia, di una più centrista ovvero Forza Italia, e poi c’è quella più territoriale che si chiama Lega. Queste tre anime stanno insieme indipendentemente dal momento politico in cui una è più forte rispetto all'altra. Ciò garantisce una ricchezza di contenuti all’interno del centrodestra stesso».
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Quindi queste tre anime coesistono tranquillamente?
«Sì. Le discussioni hanno sempre fatto parte di tutte le coalizioni, ma quando succede a destra viene tutto enfatizzato. A sinistra se ne danno di santa ragione tutti i giorni, ma ovviamente minimizzano».
Cosa risponde a Roberto Castelli che ha intimato al vicepremier di togliere il nome dal simbolo?
«Falso problema. In ogni caso, non capisco perché chi è uscito dalla Lega, soprattutto dopo aver avuto incarichi prestigiosi, debba continuare a parlare del partito con livore».
Appunto, mi conferma che il nome di Matteo Salvini non è in discussione.
«Esatto».
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A proposito di contenuti c'è il tema dell'Autonomia. Giorgia Meloni dal palco di Atreju ha detto che il Governo andrà avanti.
«Certo. E per parlare di Autonomia e federalismo è un valore aggiunto. L'Autonomia è nel programma di centrodestra, quello con cui a siamo stati eletti, giusto per ricordarlo a qualcuno. Lo hanno voluto i cittadini».
Come mai ieri la Lega ha disertato il discorso tenuto in aula dalla Premier?
«Non è stata una scelta voluta, massimo rispetto come c’è sempre stato. Magari era un momento in cui erano andati via quasi tutti e si è montata la polemica. Sono trucchetti utilizzati da gente in malafede. Nessun segnale politico e nessun problema».
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