
Regionali, il risultato dei partiti. Boom Pd nelle roccaforti, crescono FdI e FI

I numeri parlano chiaro: è due a zero. Il Pd fa man bassa di voti in Emilia e vince di misura in Umbria. Crollo della Lega e del Movimento 5 Stelle mentre tengono, anzi crescono, Forza Italia e Fratelli d’Italia, sia in Umbria che in Emilia Romagna. Però i veri vincitori di questa, come delle ultime, tornata elettorale non festeggeranno perché non sono andati a votare e di chi sarà il prossimo presidente di Regione in Umbria e in Emilia Romagna non gliene può fregare di meno.

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In Emilia Romagna nel 2020 aveva votato oltre il 67%, stavolta poco più del 46%. In Umbria nel 2019 aveva votato oltre il 64% degli aventi diritto al voto, ieri solo il 52,3%. A crollare però non è solo la percentuale di chi si è recato al seggio. In Emilia Romagna la Lega passa, rispetto alle scorse elezioni, dal 31,9% al 5,2%. Il Movimento 5 Stelle, che nel 2020, aveva corso da solo guadagnandosi il 4,7% dei consensi stavolta si ferma poco sopra il 3%. A fare man bassa di voti è il Partito democratico che sfiora il 42,9% superando anche il risultato di 4 anni fa quando prese il 34,6%. Cresce anche FdI che passa dall’8,5% al 23,7%. Bene anche Forza Italia che dal 2,5% balza al 5,6%. Decisiva Bologna dove de Pascale conquista il 60,9% (meglio anche della «sua» Ravenna dove ha preso il 58,1%) contro il 35,3% di Ugolini (a Ravenna prende il 38,4%).
In Umbria la questione è diversa. Stefania Proietti vince con il 51,2% e il Pd che dal 22,3% del 2019 guadagna poco più di 7 punti attestandosi al 30,5%. Male il Movimento 5 Stelle che passa dal 7,4% al 4,7%. Importante anche il ruolo della lista civica «Umbria Domani Proietti Presidente» che raccoglie il 4,6% superando anche Avs. Nel campo del centrodestra bene Fratelli d’Italia che si attesta al 19,4%, più di 9 punti percentuali sopra al risultato del 2019. Cresce anche Forza Italia che rispetto alla scorsa tornata elettorale, dove prese il 5,5%, guadagna quasi 4 punti (9,4%). Mentre crolla la Lega che con il 36,9% trainò la coalizione nel 2019 mentre oggi raccoglie solo il 7,8% delle preferenze.
Male anche Bandecchi e la sua Alternativa popolare che raccoglie il 2,3% a livello regionale e solo un 6,8% nella «sua» Terni. Chi sperava che il vulcanico sindaco e patron di Unicusano potesse fare man bassa di voti è rimasto deluso. E dire che lui ce l’ha messa tutta, si era perfino detto disponibile a «comprarli» se ce ne fosse stato bisogno.

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Il flop della Lega è facilmente spiegabile, quel partito che affrontò le regionali nel biennio 2019-2020 era una corazzata. Difficile confrontarla con il partito che si è presentato a questa tornata elettorale, nonostante la cravatta rossa che Salvini ha sfoggiato sperando nell’effetto Trump. L’elemento interessante, perché che l’Emilia fosse rossa lo sapevamo da tempo, è il risultato di FdI e di FI. Anche per il partito della premier è difficile fare un raffronto con le scorse regionali. I Fratelli d’Italia hanno visto una crescita esponenziale solo negli ultimi tre anni. E in questa campagna Meloni si è vista poco, dato gli impegni di governo; un elemento che non può essere trascurato. Per Forza Italia il discorso è diverso. La nuova linea Tajani funziona sia per la scomparsa del centro ma soprattutto per la latitanza di chi quel centro doveva occuparlo.
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