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Elezioni Usa, la sinistra italiana scimmiotta Hollywood (sotto choc) e grida alla “sciagura Trump”

Mira Brunello
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Il solito «incidente» della storia. O l’altrettanto classico «gli elettori non ci hanno capito», un evergreen. Più precisamente il breviario, a cui la sinistra ricorre tutte le volte in cui perde sotto ogni latitudine. Valido dalla Liguria alla Pennsylvania, comprensivo anche dell’immancabile analisi della sconfitta, settore in cui gli italiani di solito svettano per competenza acquisita. E dire che ai cugini d’oltre Oceano il Nazareno aveva anche prestato due supporter d’eccezione, i gemelli del goal Giuseppe Provenzano e Roberto Speranza, che alla convention democratica di Chicago avevano giurato sulla vittoria di Kamala Harris. Il progresso contro l’oscurantismo, l’eterno duale che infiamma le sinistre occidentali di ogni dove.

 

 

«La vittoria di Donald Trump alle elezioni Usa è una brutta notizia per l’Italia e per l’Europa», dice Elly Schlein dal giro elettorale in Umbria, per ricordare che anche loro non se la passano molto bene. Con una lezioncina valida per la politica interna: «Chi oggi festeggia per ragioni di bandiera, smetterà presto quando gli effetti di una nuova politica protezionistica colpiranno lavoratori e imprese». E chissà se la segretaria del Pd era stata debitamente avvertita della reazione del solito Giuseppe Conte, che non è sembrato troppo afflitto dal ritorno di Trump: «Gli auguro buon lavoro in virtù di una vittoria netta, estesa anche al voto popolare». Per poi approfondire: «Le sfide che attendono gli Stati Uniti ci riguardano tutti: fermare le guerre in corso, contrastare con la massima fermezza le violazioni del diritto internazionale, aprirsi a una visione multipolare dei nuovi equilibri geo-politici». Il leader del M5S vede anche una coincidenza che gli può tornare utile: se Donald è tornato alla Casa Bianca, dove sta scritto che lui non possa farlo a Palazzo Chigi? «Ci sono tante riflessioni che il mondo politico può fare», conclude l’eclettico ex presidente del Consiglio, che a Bruxelles condivide i banchi con l’estrema sinistra di Ilaria Salis e Mimmo Lucano, e a Washington sorride per il trionfo del tycoon. In suo aiuto, in chiave anti campo largo la vicepresidente del Senato Mariolina Castellone: «Una lezione per tutti i finti progressisti liberisti e globalisti che hanno ammainato la bandiera della pace per sposare ogni spinta guerrafondaia».

 

 

Sul fronte oscurantista, non poteva mancare Carlo Calenda: «L’Occidente vive la sua ora più buia». Riccardo Magi di Più Europa lo supera: «La vittoria di Trump è una sciagura». Altra citazione da breviario: se la sinistra perde, arrivano le «cavallette», il mondo di «The day after». Più sobrio il compito che si auto assegna il co leader di Avs Nicola Fratoianni, tirare acqua al suo mulino: «La paura, la povertà e la guerra portano a destra». Fuori dal coro della «tragedia», la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno: «La vittoria di Donald Trump non può essere liquidata come un incidente della storia». Secondo l’esponente dem: «Non bisogna cedere allo scontro identitario imposto da una estrema polarizzazione, dove alle paure, che vanno meglio comprese e affrontate, si risponde con una proliferazione di rivendicazioni minoritarie». Insomma non è la fine del mondo.

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