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Elezioni europee, la sfida di Giorgia Meloni: "Non decideranno i radical chic"

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In tv sulla Rai, in video su La7: Giorgia Meloni mette l’elmetto da campagna elettorale e punta contro i "salotti radical chic". in Europa chiude alle "alleanze arcobaleno" ma non alla estrema destra («non do patenti di impresentabilità») e a chi lega il suo futuro al premierato risponde: se il referendum non passa «chissene importa, gli italiani mi giudicheranno dopo i miei 5 anni». E con Elly Schlein si accende lo scontro sui tagli ai Comuni. «È la regina dell’austerità», attacca la segretaria dem. Dopo l’uscita sarcastica su Telemeloni, la premier non abbandona il linguaggio sopra le righe, anche in un video diffuso da La7 per gli spazi autogestiti della campagna elettorale: «Cari telespettatori de La7 - esordisce - È da un po' che non ci si vede ma spero di trovarvi rincuorati per lo scampato pericolo della deriva autoritaria, del collasso dell’economia e dell’isolamento dell’Italia a livello internazionale. Mentre molti discutevano di questi fantasmi, noi lavoravamo senza sosta per migliorare le condizioni dell’Italia». «Non ci accontentiamo - prosegue - perché c’è ancora moltissimo da fare, ma intanto voi potete dire se ritenete che questi risultati siano apprezzabili. Perché l’9 e il 9 giugno non sono i salotti radical chic a parlare, ma il popolo». Un messaggio che secondo il conduttore di La 7 Corrado Formigli «sbeffaggia e insulta milioni di italiani che guardano la nostra rete. La premier di mezzo Paese che dichiara guerra all’altra metà». Il video viene diffuso mentre la segretaria dem inizia a parlare a Follonica per un incontro elettorale, rendendo plastica l’idea dello scontro a distanza, dopo che il confronto in tv è sfumato. «L’altro giorno - dice Schlein - Meloni da Madrid, circondata da nazionalisti, amici di Franco e nostalgici della dittatura franchista, ha attaccato la sinistra dicendo che noi vogliamo cancellare l’identità, un giorno ci spiegherà cosa vuol dire. Noi siamo orgogliosi della nostra identità, che è antifascista, come la nostra Costituzione, vorrei che lei potesse dire la stessa cosa».

Da Monica Maggioni su Rai 3, prima di un ciclo di interviste con le regole fissate per le Europee, Meloni parla da premier - di sostegno all’Ucraina, di Nato e Medio Oriente - e da candidata. «È controproducente questo racconto allarmante per il quale l’Europa sarebbe sull’orlo di un conflitto più ampio», rimarca, ma allo stesso tempo gela la proposta del segretario Nato Stoltenberg sugli obiettivi militari russi: «Bisogna essere molto prudenti». Poi la politica interna. «Non mi fa paura l’idea del referendum e non lo considero e non lo considererò mai come un referendum su di me. Questo non è un referendum sul presente dell’Italia ma sul futuro dell’Italia». Quel suo "O la va o la spacca", pronunciato a Trento, era stato letto da qualcuno come una scommessa. Invece la premier ora chiarisce: «Era perché mi hanno chiesto se poteva essere pericoloso, portarmi dei problemi se la riforma non passa...chissene importa, se non passa è perché gli italiani non l’avranno condivisa. Io arrivo alla fine dei miei 5 anni e lì chiederò agli italiani di essere giudicata». A due settimane dal voto, non prende posizione sulle dimissioni di Giovanni Toti: «Solo lui può dare una risposta compiuta, solo lui conosce la verità. Lo conosco come persona che ha a cuore la sua Regione, e penso sia in grado di valutare cosa sia meglio per i cittadini». E parla delle future alleanze in Europa. L’estrema destra? «Non sono abituata a dare le patenti di presentabilità - risponde Meloni - sarà perché a me sono state date per una vita. Queste cose le decidono i cittadini. Il mio obiettivo è costruire una maggioranza diversa, di centrodestra, mandare la sinistra all’opposizione anche in Europa. Penso che le maggioranza arcobaleno producono solo compromessi al ribasso».

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