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Passaportopoli, “vicenda inquietante” e “mostruosa impunità”: la politica vuole far chiarezza

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Edoardo Sirignano
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Lo scandalo dei passaporti sospetti, riportato sulle colonne del quotidiano «Il Tempo», non lascia indifferente il Parlamento e la politica tutta. Ad esprimere vicinanza ad Andrea Di Giuseppe, minacciato per aver presentato una denuncia alla Procura di Roma, in cui si parla appunto di cittadinanze rilasciate in Sud America a persone che di italiano non hanno nulla, diversi parlamentari di maggioranza. Tra questi il deputato di Fratelli d’Italia Fabio Petrella: «Gli sono stato accanto – spiega – fin dall’inizio di questa sua battaglia che inorgoglisce e che attraverso l’ottimo lavoro della Farnesina sta mettendo in luce molteplici zone d’ombra». Dello stesso parere anche il collega Massimo Milani, il cui auspicio è che in seguito a questa inchiesta «si faccia quanto prima chiarezza su una vicenda dai contorni inquietanti». 

 

 

Per il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli è indispensabile fare quadrato intorno a Di Giuseppe: «Quello che emerge è la mostruosa impunità pluriennale di cui certi funzionari hanno goduto, alimentando un business di cittadinanze che, per la mole, non può che essere un frutto di un sistema ben strutturato, tipico di un’organizzazione criminale di stampo mafioso nelle modalità e nella consistenza. Siamo certi che alla magistratura non sfuggirà la valutazione di questa ipotesi». Per la parlamentare di FdI Sara Kelany, intervistata ai nostri taccuini, «fino a quando non si è insediato il governo Meloni si è avuto un grosso disinteresse della politica rispetto alla questione. Non si può pensare che una vicenda di questa portata abbia una genesi recente. Per crearla occorre dar vita a un sistema. Soltanto adesso, grazie a un esecutivo che se ne è interessato e ne ha percepito l’entità, si scoperchia il vaso di Pandora». Qualche dardo, dunque, viene scagliato nei confronti della sinistra: «Sappiamo tutti quale sia stato l’approccio delle nei confronti delle concessioni di cittadinanza, nell’apertura delle frontiere. Molto probabilmente, per loro, è scomodo interessarsi di determinate vicende. Non hanno cavalcato il caso a livello politico perché, molto probabilmente, non è nelle loro corde. Un partito che, al contrario ama in assoluto la legalità e la protezione dell’interesse nazionale, ci ha messo su la testa». Detto ciò, non vuole che sul tema se ne faccia una battaglia di schieramenti: «Mi pare assurdo il silenzio di una parte sullo scandalo. È un qualcosa che dovrebbe riguardare tutti». 

 

 

Per quanto concerne la Lega, invece, sul caso Passaportopoli è intervenuto il senatore Gianmarco Centinaio: «È giusto che le istituzioni facciano sentire la loro vicinanza, mentre le forze dell’ordine e il ministero per gli Affari Esteri sono impegnati a chiarire i contorni di una vicenda, accertando eventuali responsabilità».

 

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