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L'intervista a Salvini: “Una nuova Europa che non sia colonia cinese e islamica”

Dario Martini
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«Difendere i confini europei, ritirare le direttive folli su auto e casa, sostenere gli agricoltori». Matteo Salvini illustra a Il Tempo l’Europa che ha in mente, un’Unione che prenda le distanze da Macron, soprattutto sull’Ucraina, perché il leader della Lega si dice «molto preoccupato che si stia parlando sempre più di guerra che di pace». E lancia un appello all’unità del centrodestra affinché i socialisti siano esclusi dal governo europeo.

Ministro partiamo proprio dall’Europa. Lei ha detto che non sosterrete mai un bis di von der Leyen dopo le elezioni. Un altro nome in campo è quello di Mario Draghi, che però replicherebbe lo stesso schema. Teme di restare fuori dalla prossima commissione? E quale potrebbe essere l’alternativa?
«Chi voterà la Lega a giugno ha una certezza, e io lo dico prima: non andremo mai a governare a Bruxelles o Strasburgo con la sinistra, coi socialisti, coi comunisti o con Macron. Conto che il centrodestra sappia trovare compattezza e unità, come da insegnamento di Silvio Berlusconi, in modo da evitare un governo europeo spostato a sinistra. La presenza dei socialisti è la cosa che mi preoccupa: tra il guerrafondaio Macron e Marine Le Pen non ho dubbi da che parte stare, mi spiace che non tutti - anche nel centrodestra italiano - la pensino come me.

Può dirci le tre cose principali che devono cambiare in questa Unione europea?
«Deve difendere i confini europei, quindi anche Lampedusa, Ventimiglia e Trieste, cosa che non ha mai fatto. Deve ritirare regolamenti e direttive folli, contro le auto e le case degli italiani, che sono solo un regalo alla Cina per le auto elettriche imposte da Bruxelles ed alle banche per le tasse sulla casa. Deve aiutare agricoltori, allevatori e pescatori, smettendola con la diffusione e la propaganda di formaggio e carne chimiche, di farine di insetti o di grilli e di altre schifezze inventate dalle multinazionali straniere miliardarie».

 



Il suo slogan è meno Europa e più Italia. Non rischiamo di restare isolati?
«É vero il contrario! Immigrazione, tutela dei lavoratori a partire dagli agricoltori, difesa di case e auto con motori tradizionali: non mi pare che l’Italia sia stata difesa dalla Commissione uscente e nonostante la presenza di un Commissario come Gentilon i, guarda caso del Pd. Occorrono nuove alleanze e nuovi progetti in Europa, altrimenti diverremo una colonia metà cinese e metà islamica».

Lei ha dato del «guerrafondaio» a Macron. Pensa che quella del presidente francese sia solo campagna elettorale o che ci sia davvero il rischio di mandare soldati di Paesi europei in Ucraina?
«Pensare di mandare i nostri figli a combattere e morire in Ucraina è pericoloso e folle: su certi temi non è ammessa superficialità. Sono molto preoccupato dal fatto che nei palazzi del potere si stia parlando più di guerra che di pace, spero che le parole di Papa Francesco vengano tenute più in considerazione».

Lei, unico tra tutti i leader, ha scelto di non candidarsi. Come mai?
«Perché faccio il ministro e il vicepremier, il segretario della Lega, il papà e il compagno, e chiederei un voto pur sapendo di non andare a Bruxelles».

 

 

Il vostro candidato di punta è il generale Vannacci. Molti leghisti però hanno detto che voteranno solo esponenti del partito. È una candidatura che rischia di dividere più che di unire?
«La sinistra ha scelto di candidare Ilaria Salis, in cella in Ungheria con accuse pesantissime che mi auguro possano cadere, noi abbiamo preferito un generale come Roberto Vannacci che ha difeso l’Italia in teatri di guerra pericolosi. Sono certo saprà raccogliere molti consensi, anche da chi tradizionalmente non avrebbe votato la Lega. Dopodiché Vannacci è solo uno dei tanti candidati in vista delle Europee e ricordo che sono possibili fino a tre preferenze: in tutta Italia abbiamo liste di valore, a partire da Roma e dal Lazio con donne e uomini di grande bravura».

In cosa il generale Vannacci è vicino ai valori della Lega?
«Pur essendo un candidato indipendente e senza tessera, ha le nostre idee sul valore della libertà di pensiero e di parola (che Bruxelles vorrebbe cancellare), della sovranità nazionale, della patria e della famiglia, di una giustizia da riformare e di un’immigrazione da controllare».

Centinaia di persone di sinistra hanno cercato di impedire un suo evento ad un teatro di Livorno. Un episodio simile è accaduto a Vannacci a Napoli. Avete ricevuto anche minacce. È preoccupato?
«Purtroppo ci siamo abituati, certa sinistra non cambia mai. Confido ci sia un abbassamento della tensione, ma sicuramente non ci fermiamo. Il generale Vannacci ha combattuto i terroristi islamici in Iraq e Afghanistan, non penso abbia paura di due centri sociali. Io rischio 15 anni di carcere per avere contrastato (e quasi azzerato) l’immigrazione clandestina, figurarsi semi spavento di fronte a quattro figli di papà nostalgici e noiosi».

Ogni settimana ci sono manifestazioni pro Palestina. Le università italiane sono in fermento. Vede un pericolo antisemitismo nel nostro Paese?
«Certamente sì, quello che sta accadendo è sconcertante e pericoloso. Non solo ci sono attacchi vergognosi a Israele, ma viene addirittura cancellato un diritto costituzionale come la libertà di espressione: chi sostiene che Israele possa e debba difendersi viene insultato e censurato. Quello che è successo in alcune piazze il 25 aprile, con insulti alla brigata ebraica, è spaventoso. Detto questo, spero che non ci siano più vittime civili, che gli ostaggi vengano rilasciati e Hamas annientata, che Israeliani e Palestinesi possano finalmente vivere, in pace, in due liberi Stati».

 

 

L’autonomia è stata calendarizzata in Parlamento. Forza Italia ha detto che vigilerà affinché non si creino squilibri. Quando contate di portarla a casa?
«Il più presto possibile, perché è una riforma che fa bene al Paese. Come sanno benissimo gli amici di Forza Italia, oggi esistono degli squilibri che però non sono figli dell’autonomia (che non c’è) ma del centralismo e della burocrazia. Con la riforma daremo più responsabilità e poteri al territorio, avvicinando la politica ai cittadini».

Per quanto riguarda la giustizia sosterrete la separazione delle carriere?
«Certamente sì, parliamo di un’altra riforma non rinviabile».

Il Ponte sullo Stretto inizialmente sarebbe dovuto partire in estate. Ora si parla di fine anno. Quali sono i tempi?
«I più rapidi possibili: ricordo che abbiamo riavviato un’opera attesa da decenni e che nessuno era riuscito a iniziare, che porterà lavoro e ricchezza non solo in Sicilia e Calabria, ma in tutta Italia, Roma e Milano comprese».

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