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Giannini e i "Girotondini" di Repubblica, esordio a Roma il 26 maggio: Meloni gongola, Schlein meno

Pietro De Leo
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I più avvezzi alle cose politiche di questo Paese ricorderanno di sicuro la scena madre del 2002. Nanni Moretti che sale sul palco di una manifestazione organizzata dall’Ulivo a Piazza Navona, e grida: «Con questi dirigenti non vinceremo mai». Fu il primo passo di quel che arrivò di lì a qualche mese, e cioè la stagione dei girotondi. L’epica dell’antiberlusconismo radicalchic, il continuo richiamo al pericolo delle derive autoritarie. Qualcuno dei protagonisti provò il salto nelle istituzioni, ma tutto finì ben presto nell’album dei ricordi. Ebbene, quel copione, oggi, potrebbe ripetersi. C’è molto subbuglio nella chat «25 Aprile», creata nel giorno della Liberazione dall’editorialista di Repubblica Massimo Giannini e animata da un nutrito milieu di area progressista, popolato da scrittori, uomini di spettacolo, persino imprenditori.

 

Un gorgogliare di proposte, tutte orientate dalla bussola comune del salvare la democrazia in Italia, ovviamente messa in pericolo dal governo Meloni. E che, tra un messaggio e l’altro, pare guardi a qualcosa di più rispetto alle sedute collettive di autocoscienza via smartphone. «Vi comunico che stiamo cercando di chiudere gli accordi per la nostra prima uscita pubblica», ha scritto, a quanto risulta a Il Tempo, Giannini.

Un evento, aggiunge, «che orientativamente potrebbe essere domenica 26 maggio, in un orario che poi fisseremo, alla città dell’Altra Economia di Testaccio», a Roma. E aggiunge: «Pensiamo che un luogo pubblico e aperto, ma soprattutto "popolare", rifletta meglio lo spirito che ci anima in questo momento. Successivamente, e parallelamente, dovremmo fare le iniziative tematiche nei teatri, in diverse città d’Italia».

 

C’è chi, però, pensa ancora più in grande. È Paolo Flores D’Arcais, fondatore e direttore di Micromega. La mette giù abbastanza dura. «Caro Massimo», scrive rivolgendosi evidentemente a Giannini, «se prima della fine del mese facciamo una iniziativa in un teatro per dire chi siamo ci saranno le solite reazioni su un nuovo gruppo velleitario, e in realtà di incontri così negli ultimi decenni ne abbiamo fatti riempiendo magari un teatro e poi nulla». E allora, arriva l’alternativa che sa di rilancio. «Il 2 giugno è la data giusta per chi dice "ogni giorno è 25 aprile”». Dunque «se poi con quattro settimane di tempo e tanti bei nomi non si riesce a far da catalizzatori per una mobilitazione che riempia Piazza Navona il 2 Giugno vuol dire che abbiamo sbagliato analisi».

 

Eccolo lì, il luogo-simbolo evocativo dei tempi che furono, da dove tutto iniziò. E tra qualcuno che si fa prendere dall’entusiasmo (l’ex Presidente del Torino Attilio Romero che propone un «governo di emergenza» con Giannini premier) e Repubblica che «accompagna» la chat («un salvagente per il popolo solo della sinistra» titolava ieri), c’è un punto politico che unisce ieri a oggi.

I girotondi d’inizio millennio, infatti, nacquero in una forte pulsione di discontinuità rispetto ai partiti del centrosinistra di allora. Oggi, un’eventuale iniziativa organica, che esca dalla chat e si materializzi in una mobilitazione, darebbe il senso di una sinistra sempre più balcanizzata, con il «ceto medio riflessivo» 4.0 che non riconosce al partito in teoria di riferimento, il Pd, un’esaustiva opera di opposizione al governo Meloni. Per questo, a quanto risulta a Il Tempo pare che le smanie ribollenti nella chat in questione risultino indigeste assai a Elly Schlein, che vede quindi complicarsi la sua aspirazione a tener unita l’area. Molto dipenderà dal messaggio che, eventualmente, questa mobilitazione lancerà. Stai a vedere che, alla fine, l’unica ad avvantaggiarsi in questa partita sarà proprio Giorgia Meloni.

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