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Renzi, l'intervista: “Come disse Berlusconi in Italia vincerà il Centro. Schlein? Solo ideologia”

Edoardo Romagnoli
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È stato l’ago della bilancia alle ultime regionali, due giorni fa Macron lo ha elogiato per la 18App e ora si prepara alle elezioni Europee. Matteo Renzi parla al Tempo.

In Basilicata si è visto il campo largo del centrodestra in cui eravate anche voi. Può diventare una alleanza strutturale o dipenderà dai temi?
«In Basilicata il Centro è stato decisivo per la vittoria. E questo accadrà anche alle politiche come diceva Berlusconi nelle ultime settimane di vita. Chi lo capisce, vince. Schlein e Speranza per prendere i ventimila voti dei grillini, hanno buttato i quarantamila voti di Italia Viva e di Pittella. In un mondo normale il popolo della sinistra dovrebbe attaccare i propri leader: invece accusano noi di tradimento. Ma tra il sostegno a Bardi e l’abbraccio a un grillino è ovvio che scelgo Bardi. Non sono io che sono strano: sono loro che sono grillini».

Nel secondo caso su che temi ci potrebbe essere una convergenza oltre alla giustizia su cui già c’è stata un’intesa fra voi e la maggioranza?
«A parole sulla giustizia va bene, ma nei fatti è tutto fermo. Io sono molto deluso da questa maggioranza. Rispetto a due anni fa il potere d’acquisto delle famiglie è sceso: basta andare al supermercato e al distributore per capirlo. Se ci fosse un’opposizione seria picchierebbe su questo anziché sui temi che piacciono ai salotti radical-chic. E sulle Europee: ma come si fa a fare una campagna per dire Meno Europa? Vent’anni fa dire Meno Europa significava dire più Padania. Ma oggi significa dire più Cina. Io voglio un’Europa diversa. Ma la possiamo costruire solo camminando verso gli Stati Uniti d’Europa. Altro che Meno Europa».

 



Dopo aver costretto Azione ad andare nel gruppo misto e aver portato tanti ex di Calenda in Italia Viva, ora a chi punta? Ai delusi del Pd?
«Su Azione mi pare che la vignetta di Osho pubblicata dal vostro giornale sia la più efficace sintesi politica: noi proponiamo un progetto politico, gli Stati Uniti d’Europa, mentre Calenda propone il suo cognome. Ecco perché rimane solo: ora vengono da noi i dirigenti di Azione, a giugno verranno gli elettori.
Quanto al PD è evidente che i riformisti non hanno più casa: sono considerati come inquilini abusivi nel cantiere del matrimonio tra sinistra radicale e grillismo. Dopo le europee in molti lasceranno il PD e potremo tutti insieme costruire un partito riformista, di centro, decisivo per le Politiche del 2027».

Il suo Pd e quello di Elly Schlein sono lo stesso partito?
«No. Noi parlavamo alla Nazione, Elly vive di ideologia. Il 10 giugno vedremo la differenza tra il mio e il suo PD in termini di voti».

Che 25 aprile ha visto?
«Ho sentito un bellissimo intervento di Sergio Mattarella in provincia di Arezzo. La strage nazista di Civitella è una delle meno conosciute. Mi ricordo quando il Vescovo che mi ha cresimato, monsignor Giovannetti, raccontava a noi bambini perché decise di farsi prete: perché - testimone di quella strage – vide uccidere il parroco e promise che avrebbe preso il suo posto. Questo è bello. Poi c’è il 25 aprile strumentalizzato dai violenti come quelli che insultano la Brigata ebraica. Ignoranti, ideologici, inaccettabili: chi attacca gli Ebrei nel giorno della Liberazione deve vergognarsi».

Secondo lei c’è un tema Telemeloni?
«Meloni è circondata da dirigenti che pensano di farle piacere e le fanno danno. Hanno reso Scurati un martire per un monologo che sarebbe stato visto da un milione di persone e che grazie all’assurda censura ha raggiunto trenta milioni. Non sono fascisti: sono incapaci. Non sono cattivi: sono mediocri».

 



Macron ha lanciato un candidato italiano (Mario Draghi) come presidente della Commissione europea. Anche lei ha dichiarato di vedere bene Antonio Costa, Kyriakos Mitsotakis e Mario Draghi per il dopo Ursula. È il segno di un’Europa che verrà in cui si supera il concetto di Stato nazionale?
«Quando saranno i cittadini a scegliere il capo dell’Europa sarà una vittoria della politica. Elezione diretta del Presidente della Commissione: basta giochini dei burocrati».

In questo senso Renew Europe è già un partito europeo che si muove a livello comunitario, questo cosa vuol dire? State anticipando i tempi? Dobbiamo aspettarci l’endorsement di un Paese membro per avere Renzi a capo della Commissione europea?
«Io non sono candidato alla Commissione. E peraltro le mie idee sono troppo di rottura per questa Europa burocratica. Voglio incidere sulle proposte. Ieri Macron ha elogiato la 18App, che i francesi hanno copiato. Se faremo un buon risultato saremo al tavolo a dare le carte. Ma il nome italiano per me è Mario Draghi».

Passiamo ai nomi. Se dovesse scegliere fra il generale Vannacci e Ilaria Salis chi sceglierebbe?
«Né l’uno, né l’altra. Voterei e voterò un candidato di Italia Viva dentro la lista Stati Uniti d’Europa. I nostri sono bravi e seri. E noi non facciamo candidature finte: se ti candidi e passi, vai a Bruxelles. Non si usano le europee per prendere in giro i cittadini: chi lo fa non merita il voto».

 

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