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Emiliano e De Luca a patti con Giuseppi per far saltare Elly: le trame a sinistra

Mira Brunello Edoardo Sirignano
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Come fossero a teatro, Giuseppe Conte e Michele Emiliano portano in scena quella che a tutti gli effetti sembra una litigata. Il leader del M5S mantiene i toni alti, il melodramma gli si addice, ce l’ha nel sangue, prima annulla le primarie a Bari, poi inseguendo le inchieste giudiziarie, fa il grande gesto, ritira la sua delegazione dalla giunta pugliese. Davvero un colpo teatrale, il campo largo è praticamente nato qui, sotto l’egida costante del governatore, per dire che la Puglia non è una regione come un’altra. Giuseppi è un attore rodato, capace di calpestare qualsiasi palcoscenico con qualsiasi maschera, così in un batter d’ali passa dagli ultimatum alle carezze. Finisce la conferenza stampa e va ad abbracciare Michele, l’amicizia è una cosa seria, ma a Bari tra i due rispunta l’intesa, probabilmente mai messa in discussione.

 

 

Emiliano prova a fare l’offeso, alla fine non gli riesce, spiega che il gesto del M5S è inutile, torna subito a sottolineare il forte rapporto con quell’altro, l’attore di chiara fama. Finirà come una tempesta in un bicchier d’acqua, Conte ha già identificato la parola magica, «patto per la legalità», una formula sufficientemente vaga, come il gemello «codice etico», non significa nulla di concreto, Emiliano può stare tranquillo, così coglie la palla al volo, dice qui siamo tutti onesti, faremo il patto sulla legalità. Nel capoluogo intanto lo scontro ci sarà, il candidato del Pd, Vito Leccese e quello del M5S Michele Laforgia resteranno contrapposti, i tentativi di trovare una mediazione sono miseramente falliti. Conte vuole sfruttare in pieno l’onda lunga, e presentarsi sulla scena barese con la sua nuova maschera, quella del moralizzatore, mica come quei quacquaraquà del Pd. La pace con Michele Emiliano gli consente di concentrare le energie sul vero obiettivo, mettere Elly Schlein nell’angolo, ed assumere la guida dell’opposizione.

 

 

Peraltro un obiettivo che non dispiace troppo neanche al Presidente della Regione Puglia. Che va avanti per la sua strada, ieri sull’Huffington Post, il governatore ha dato la sua versione di «tutto bene madama la marchesa»: «Cambio solo due assessori, non azzero nulla». D’altronde, prima che Conte andasse in Puglia per ritirare il suo sostegno, dal vertice del Pd sono arrivate ripetute pressioni a Emiliano affinché azzerasse la giunta. Stessa richiesta è stata rivolta anche al segretario regionale del partito. Ma in entrambi i casi queste pressioni sono state rispedite al mittente. Ma non finisce qui. La stessa identica trama compare anche in Campania: il governatore De Luca flirta col Movimento. Quello che fino a qualche a mese era «il partito degli idioti per definizione», adesso è l’alleato per mettere in difficoltà Elly, nemica mortale del Presidentissimo. Una dimostrazione plastica è il caso Avellino, dove Piero, figlio del presidente della Regione, è stato determinante per chiudere l’accordo con i pentastellati.

 

 

Il deputato ha indotto un fedelissimo a fare un passo indietro per Antonio Gengaro, nome sponsorizzato da Michele Gubitosa, vice di Conte ed ora candidato di tutto il centrosinistra. Insomma un patto di ferro che parte dall’Irpinia, passa per Napoli e finisce a Palazzo Santa Lucia. Per il dopo Manfredi, considerando che l’attuale primo cittadino ha ambizioni più alte (in un primo momento si vociferava di una discesa in campo per le europee, ipotesi che potrebbe tornare di moda in caso di problemi con Decaro e Topo), il governatore per il capoluogo potrebbe sostenere un profilo grillino come quello dell’ex presidente della Camera Fico. In cambio, il presidente della Regione meglio interpretato da Crozza, avrebbe un partner per uscire dall’isolamento del Nazareno, in primis con un’alleanza organica nei principali Comuni e poi con una desistenza, fondamentale in ottica terzo mandato. La Campania, in questo modo, sarebbe divisa in due: quella riformista nelle mani del padre e del figlio, mentre quella di sinistra resterebbe fortino a 5 Stelle, con tanti saluti ad Elly Schlein e a Sandro Ruotolo. Una bella compagnia, un vicere con la pochette, e due Masanielli fatti e rifiniti che vanno all’assalto del Nazareno.

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