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Il vento del Vaffa travolge Conte-Schlein: rottura in tutta Italia

Edoardo Romagnoli

Il campo largo nato in Sardegna poi cresciuto, non con poche difficoltà, in Abruzzo e in Basilicata è già morto. Fatale il passaggio a Bari. A far saltare il banco è stato il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte che ha deciso di ritirare Michele Laforgia dalle primarie, in programma per il 7 aprile, che lo vedevano in competizione con il dem Vito Leccese per scegliere il nome del candidato sindaco per le amministrative di Bari. «Per il M5S non ci sono le condizioni per svolgere serenamente le primarie» ha sottolineato Conte. Il tema è l’ultimo capitolo dell’inchiesta di Bari che ha portato alle dimissioni dell’assessore regionale Anita Maurodinoia del Pd, soprannominata «Lady preferenze» per la sua capacità di raccogliere grandi quantità di voti. Le parole del leader pentastellato non sono piaciute in casa dem: «Una scelta incomprensibile» e il M5S «non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno». Quindi se Conte «pensa di vincere da solo proceda pure». Schlein, dal palco di Bari, ha dichiarato: «A differenza di altri, io mantengo la parola data. Mi dispiace per questa scelta unilaterale di Conte», presa «senza cercare insieme una soluzione. Così si aiuta la destra». Fra i due litiganti a metterci lo zampino è Matteo Renzi che se la prende con Conte per azzoppare la giunta Emiliano. «Giuseppe Conte è un ipocrita, come tutti gli sciacalli della politica» perché «utilizza l’indagine di Bari per scappare dalle primarie e attaccare il Pd, che continua a farsi del male da solo pendendo dalle labbra di questo voltagabbana». A questo punto arriva la proposta «se Conte vuole essere davvero credibile, lasci la giunta Emiliano». Renzi si riferisce a Rosa Barone, assessore al Welfare, e Grazia Di Bari, consigliera delegata alle Politiche culturali, in quota M5S.

 

  

 

Alle parole del leader di Italia Viva ha replicato direttamente Conte: «Io posso rispondere a Renzi che prende i soldi da uno Stato straniero? La politica non può diventare una burla o una barzelletta». Una risposta vaga che Renzi non si fa scappare. «Alla mia richiesta di chiarire quando si dimetterà l’assessore del Movimento 5 Stelle dalla giunta guidata da Michele Emiliano, l’onorevole Giuseppe Conte ha risposto parlando dell’Arabia Saudita. Capisco che la lingua batta dove il dente duole, ma poiché Bari non fa parte dalla regione di Ryad rinnovo la richiesta: con che faccia Conte si ritira dalle primarie di Bari ma rimane saldo nella giunta di Michele Emiliano?».

 

 

Ora si delineano tre scenari all’orizzonte: lo strappo verrà ricucito, lo strappo non verrà ricucito e ognuno correrà per conto suo, il comune verrà commissariato e le elezioni verranno rimandate. Questo per quanto riguarda Bari, ma non è escluso che la crisi possa portare Schlein e Conte a rivedere le alleanze su tutto il territorio nazionale a partire dal Piemonte dove la quadra ancora non è stata trovata. Se da una parte la mossa di Conte indebolisce sia il Movimento sia il Partito Democratico (che infatti sta provando a ricucire lo strappo), dall’altra permette ai grillini di distinguersi dai dem. Un’operazione non banale visto che l’apparentamento con il Pd di Elly Schlein rischiava di confondere le istanze dell’uno con quelle dell’altro, quasi come fossero un partito solo. Ora però Conte si può giocare la carte del più «puro» fra i puri. Come a dire: sono loro ad avere problemi con la giustizia non noi. E di certo non mi si può chiedere di «condividere» questo fardello che inevitabilmente potrebbe portare qualche controindicazione nelle urne. Un ragionamento condiviso anche dal deputato dem Andrea Orlando «quello di Conte è un tentativo un po' furbetto di speculare sulle difficoltà di un alleato. Non ci vedo niente di sorprendente, fa parte del gioco. Ma oggi togli qualche punto al Pd, domani sei quello che ha consegnato Bari alla destra».