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De Luca, scena muta di Schlein sugli insulti. Il centrodestra: "Vergogna"

Benedetto Antonelli
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«Grazie ho già risposto sull’autonomia differenziata». Con queste parole la segretaria del Pd, Elly Schlein, durante un evento a Vasto per la campagna elettorale delle elezioni regionali del 10 marzo in Abruzzo, ha risposto alla domanda dei cronisti riguardo agli insulti di Vincenzo De Luca al premier Giorgia Meloni. Il governatore campano venerdì scorso, infatti, le ha dato della «str..» mentre era a Roma per la manifestazione indetta contro l’autonomia differenziata.

La risposta di Schlein, quindi, è una non risposta. I cronisti non le chiedevano un parere sulla riforma del ministro Calderoli, ma un commento, e un eventuale condanna, sulle parole di De Luca. La reazione del centrodestra non poteva che essere indignata. «Vista l’odierna visita elettorale del segretario Pd, Elly Schlein, in Abruzzo, viene da chiedersi cosa succederebbe se il governatore Mars i l i o l’apostrofasse "str..." commenta Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera - Chissà cosa direbbero gli esponenti del Pd. Sarebbero d’accordo, conniventi e quindi silenziosi, oppure insorgerebbero, come sarebbe giusto che fosse, di fronte a tali inaccettabili insulti? A domanda diretta, il segretario Pd Schlein ha preferito glissare pavidamente in merito agli insulti che il premier Meloni ha ricevuto da De Luca, imbarazzante compagno di merende della "ditta"». Per Augusta Montaruli, «con questo comportamento la credibilità del Pd ha raggiunto il minimo storico». Anche il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ritiene che tutto ciò sia inaccettabile: «Che vergogna la Schlein, capo di De Luca, che non prende le distanze dalle offese di questo guitto nei confronti del presidente del Consiglio.

 

È una cosa grave che non abbia parlato e noi andremo avanti: sul premierato, sulle autonomie, per un’Italia riformata e più moderna, nonostante gli insulti e i silenzi del Pd». Occorre sottolineare che i rapporti tra Schlein e De Luca non sono affatto idilliaci. Può sembrare un paradosso, ma non lo è. Infatti, la leader dem non intende farsi trascinare nelle polemiche sollevate dal presidente della Regione Campania, il quale sta giocando una partita tutta sua per ritagliarsi uno spazio politico sempre più autonomo al Sud a discapito proprio dei vertici romani del partito.

 

Schlein, in questo periodo, ha anche altre questioni particolarmente intricate da sciogliere. Molti sindaci del Pd le hanno chiesto ufficialmente di cambiare posizioni sul limite del terzo mandato. Questione che verrà affrontata oggi nel corso della Direzione nazionale. Il documento è del 15 febbraio, è stato sottoscritto da almeno una trentina di primi cittadini. Nel testo si chiede l’eliminazione del vincolo dei due mandati - «una vera anomalia dell’ordinamento italiano, in quanto è rinvenibile nell’ambito dei Paesi europei solo in Portogallo (tre mandati) e in Polonia» - e di dare mandato ai parlamentari dem di sostenere la riforma in Parlamento. Sono in corso interlocuzioni tra Schlein e gli amministratori Pd, come annunciato sabato al termine della segreteria dem. «Non ci posizione cristallizzate, la discussione è aperta», la linea emersa dalla riunione. L’odg dei sindaci, visionato dall’Adnkronos, è un documento corposo, di cinque pagine, in cui si elencano i motivi per cui è arrivato il momento di superare il tetto dei due mandati introdotto nel 1993. Negli anni il vincolo è stato progressivamente rivisto, per cui al momento «per i comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti non esiste più alcun limite di mandato per i sindaci; per i comuni con popolazione da 5.001 fino a 15.000 abitanti esiste un limite di tre mandati consecutivi; per i comuni con oltre 15.000 abitanti il limite rimane quello dei due mandati consecutivi. Pertanto - si sottolinea - la situazione attuale vede una disparità di trattamento nei confronti dei sindaci di 730 Comuni su un totali di 7896 Comuni italiani».

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