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Toscana, il Pd sfida il governo sulla scuola con una proposta assurda

Christian Campigli
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Un guanto di sfida lanciato al governo. Che sulla scuola, universo da sempre di sinistra, sta investendo risorse, attenzione e idee. Una provocazione, figlia del politicamente corretto e della dichiarata volontà di disgregare la famiglia tradizionale ed i suoi valori. Il consiglio regionale della Toscana ha approvato una proposta di legge che verrà portata in Parlamento, su iniziativa del Partito Democratico. Nello specifico, si chiede espressamente di introdurre nelle scuole, nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica, anche l'educazione all'emotività, all'affettività e alla sessualità. L'obiettivo, si legge nel documento, è “fornire agli studenti strumenti pratici per comprendere, esprimere e gestire le proprie emozioni in modo sano e costruttivo stimolando gli stessi a riconoscere e rispettare sia le proprie emozioni che quelle degli altri. Ciò al fine di favorire la costruzione di relazioni più profonde e una migliore gestione delle sfide quotidiane, contribuendo positivamente all'ambiente circostante”.

 

 

Una scelta che è stata fortemente contestata dal centrodestra. “La proposta di legge del Pd sull'educazione sessuale a scuola è un errore. Questi temi sono delicati, rientrano nelle competenze della famiglia in primo luogo, e in accordo con le famiglie vanno trattati. Questa pdl non è chiara: chi eroga la formazione su questi temi? In base a quali linee guida e orientamenti culturali? - ha dichiarato il capogruppo di Forza Italia al Consiglio regionale della Toscana, Marco Stella -. La scuola può svolgere un ruolo di supporto, ma non sostituirsi alle famiglie, vista anche la presenza di orientamenti e modelli culturali diversi in una società pluralista come la nostra. La formazione dei giovani su questi temi delicati deve avvenire in primis all'interno del nucleo familiare".

 

 

Perentoria bocciatura di questa visione della scuola anche da parte del consigliere regionale di Fratelli d'Italia, Elisa Tozzi. “Rivendico come genitore la mia libertà di educare mio figlio nel modo che ritengo opportuno, sensibilizzarlo al rispetto dei principi ed ai diritti fondamentali della persona. Rifiuto che questo possa farlo la scuola. A maggior ragione se l'educazione sessuale è quella che è stata propinata all'interno di una serie di incontri dal comune di Pontassieve, dove si parlava ad adolescenti di tredici, quattordici o quindici anni di scambi di coppia. Noi, al contrario, dobbiamo recuperare un patrimonio di valori autentici”.  

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