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Giustizia, nessun passo indietro su intercettazioni e carriere. La riforma va avanti

Benedetto Antonelli
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«Efficienza e rapidità» sono le parole chiave del Guardasigilli Carlo Nordio, che davanti a Camera e Senato snocciola dati e riforme sull’amministrazione della giustizia. «L’assoluta priorità per potenziare l’efficienza del sistema, è costituita dalle attività legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza», dice il ministro, che spiega come agli obiettivi del Pnrr sia legata la necessità di velocizzare ulteriormente i processi, la cui durata media, nel penale, è comunque scesa «in modo deciso» dal 2019, annodi riferimento fissato nel Piano, arrivando al di sotto della soglia dei mille giorni. «Entro febbraio arriveranno i decreti correttivi della riforma penale e a breve quelli per la riforma civile», annuncia il ministro, che conferma: «Sono già all’esame delle commissioni parlamentari i due schemi di decreto legislativo recanti la riforma ordinamentale della magistratura e la disciplina dei magistrati fuori ruolo». Per quanto riguarda le carceri e le condizioni di vita dei detenuti, «servono spazi», sostiene Nordio, «i suicidi sono una questione irrisolvibile, e certo non dobbiamo rassegnarci, ma dobbiamo ridurne il numero», anche attraverso una giustizia che possa «rieducare con sport e lavoro». «Costruire nuove carceri è difficilissimo - aggiunge -. L’unica possibilità è avvalersi di strutture che già abbiamo, come le tantissime caserme dismesse, che potrebbero essere utilizzate», ristrutturandole, per i detenuti per reati minori.

 

 

Sulle riforme il governo andrà avanti, assicura il ministro, dalle intercettazioni, «sulle quali siamo intervenuti con una norma minima di civiltà», alla separazione delle carriere «non negoziabile», fino ai reati contro la pubblica amministrazione, «il cui intero sistema è obsoleto» a cominciare dall’abuso d’ufficio, per il quale «l’unica soluzione è eliminarlo». Nordio ha aggiunto che «tra le spese della giustizia una parte molto significativa è notoriamente costituita» proprio «da quelle per intercettazioni telefoniche». Poi, nel sottolineare che «è necessaria una razionalizzazione», il ministro ha assicurato che «non verranno mai tagliate quelle sulla criminalità organizzata, sul terrorismo e sui reati di maggior allarme sociale». Proprio sul nodo riforme arrivano le critiche degli addetti ai lavori, a cominciare dall’Anm, che per bocca del segretario Salvatore Casciaro evidenzia: «L’impegno per la giustizia rapida del ministro non resti solo sulla carta. Alcune delle misure in procinto di essere adottate non mi sembrano proprio in linea con i propositi dichiarati». Sull’abuso d’ufficio, «l’Europa si muove per istituirlo e prevederne l’obbligatorietà per tutti gli Stati membri - prosegue Casciaro, contattato da LaPresse - non mi pare quindi un reato obsoleto». Inoltre, per quanto riguarda le intercettazioni, «la preoccupazione è che possano ridursi i mezzi di contrasto alla criminalità, anche economica».

 

 

Mentre il ministro parla alla Camera, il plenum del Consiglio superiore della magistratura approva un parere che sulla prescrizione chiede, come già fatto dai presidenti delle Corti d’Appello, una norma transitoria, perché «a fronte della brevità del termine che residua per il conseguimento dell’obiettivo negoziato con la Commissione Europea nell’ambito del Pnrr - si legge nel documento - risulta giustificata la preoccupazione che l’entrata in vigore della novella renderebbe necessaria una completa riprogrammazione delle attività giurisdizionali negli uffici di secondo grado e di legittimità, con riorganizzazione dei ruoli di udienza, ad oggi predisposti». Sulla relazione del Guardasigilli vengono presentate sei risoluzioni: sia alla Camera che al Senato vengono approvate quella della maggioranza e, con una riformulazione, quella presentata da Azione, Italia viva e + Europa, che sul tema giustizia ritrovano unità e sintonia con l’esecutivo.

 

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