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Conte fa il padre padrone: "Dispotico e inelegante", chat M5s infuocate

Claudio Querques
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 Si era proposto come l’«Avvocato del popolo», l’ex presidente del Consiglio incor onato sul web. Democrazia diretta, trasparenza e autofinanziamento: più che un programma un manifesto pieno di buoni propositi che - fatalmente - uno dopo l’altro sono venuti meno. Così che ora - scherzando ma non troppo - sulle chat dei 5Stelle c’è chi lo paragona a Vladimir Putin, il presidente russo dal quale secondo alcuni non avrebbe preso abbastanza le distanze. In fondo stiamo parlando solo di Giuseppe Conte. Uomo all’apparenza mite che da quando gli altri big sono scomparsi dal firmamento grillino s’è trasformato. Fa e disfà; mette tutti in riga, decide lui. Al di là dei modi affettati, di quella pochette che spunta dal taschino, l’ex premier pugliese viene descritto nel suo entourage come il più inelegante e dispotico dei capi.

Non con tutti però. Con Beppe Grillo ad esempio non batte ciglio: gli versa sull’unghia 300 mila euro annui, poco meno di 27mila euro mensili. «Diritti d’autore» che il garante nonché comunicatore-fondatore incassa. Idem per altri ex senatori del cerchio magico Paola Taverna e Vito Crimi ai quali vanno circa 70 mila euro lordi l’anno, circa 3.000 euro al mese. Un premio fedeltà visto che il loro apporto, a sentire le malelingue, ultimamente sarebbe assai scarso. Succede così che non lontano da Campo Marzio qualcuno abbia posto il problema, («ma come...noi ci tassiamo 2.500 euro al mese e Beppe incassa...). Lo stesso Conte incalzato da un giornalista di Report (Rai3) proprio sul compenso all’ex comico, imbarazzato, s’è difeso attaccando, «che c’è di male, vuol forse farlo lei il garante?». Già: chi ha deciso l’incarico a Grillo e quell’importo che sembra una tassa fissa? A pagarla sarà il tesoriere. Il quale, però, ai sensi dell’articolo 19 dello Statuto 5 Stelle, viene eletto dall’assemblea proprio su proposta del garante e d’intesa con il presidente.

 

Vuol dire che a scegliere chi firmerà il generoso assegno intestato a Grillo sarà Beppe medesimo. E infatti l’ex comico s’è guardato bene dal cambiarlo e ieri ha riproposto Claudio Cominardi, il suo «tesoriere di fiducia» che pure era in scadenza. E poco importa se nel frattempo la liquidità (7 milioni di euro), frutto dei rimborsi delle due passate legislature sia destinata ad erodersi. E se i residui attivi di bilancio per i mancati versamenti dei tanti fuoriusciti siano ormai inesigibili. Si avanti sperando che con il dietrofront sul 2x1000 si riesca a far fronte a tutte le spese. Lo statuto che calzerebbe a pennello ad un monarca ha consentito a Giuseppe Conte di circondarsi dei suoi pretoriani. Proprio ieri il leader grillino ha proposto i nomi di chi farà parte dei «comitati politici». La piattaforma online è rimasta aperta fino alle ore 22 per ratificare le scelte del «capo» come era già successo 2 anni fa. Il risultato fu un plebiscito bulgaro. I 4 nomi indicati dal presidente per ognuno dei 16 Comitati e quello della vice-presidente Chiara Appendino da accettare in blocco. «Si» o «no» prendere o lasciare. Le altre scelte lasciano intravvedere le future candidature alle Europee. L’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico, coordinatore del Comitato per la formazione o Mariassunta Susy Matrisciano nel Comitato per i rapporti territoriali. Tutti gli uomini del presidente, padre-padrone del Movimento.

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