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Ue, Meloni: l'Italia farà sentire la sua voce. E inchioda Conte sul Superbonus

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Revisione del bilancio pluriennale europeo, guerra in Ucraina, crisi in Medio Oriente, allargamento dell'Ue, migranti. Nelle comunicazioni alla Camera, Giorgia Meloni tocca le principali questioni all'attenzione del Consiglio europeo in programma giovedì e venerdì a Bruxelles. Un Consiglio "importante nel quale mi aspetto decisioni coraggiose - confessa la premier -. L'Italia farà sentire la sua voce". A tenere banco nell'Aula di Montecitorio, tuttavia, sono la riforma del Patto di stabilità e crescita, il Mes, il superbonus, e anche la postura dell'Italia al tavolo con l'Europa.

 

Su quest'ultimo punto, in particolare, la presidente del Consiglio sostiene che in politica estera è fondamentale "saper dialogare con tutti, e penso che questo sia anche il modo per dare all'Italia un ruolo da protagonista". "Mi ha molto colpito che si sia fatto riferimento al grande gesto da statista del mio predecessore Mario Draghi per il fatto che c'era una foto in treno verso Kiev con Scholz e Macron - sottolinea quindi nel corso delle repliche -. Mi è chiaro che per alcuni la politica estera sia stata banalmente farsi fare delle fotografie con Francia e Germania anche quando a casa non si portava niente. Io penso che la politica estera non sia fatta di fotografie, penso che l'Europa non sia a tre". Parole che la stessa premier spiega a margine della discussione in corso in Aula: "Non è un attacco a Draghi, ma al Pd che come al solito pensa che tutto il lavoro che il presidente del Consiglio Draghi ha fatto si riassuma nella fotografia con Francia e Germania. Non è la foto con Macron e Scholz che determina il lavoro di Draghi. Lui non c'entra niente, anzi ho rispettato la sua fermezza di fronte alle difficoltà che aveva nella sua maggioranza. Il suo lavoro non si può risolvere in una fotografia accanto ai leader di Parigi e Berlino".

 

Per quanto riguarda la riforma del Patto di stabilità, tema formalmente non all'ordine del giorno del vertice di Bruxelles, Meloni ricorda che il governo è impegnato da mesi "in condizioni negoziali certamente non semplici". "Se, nonostante una trattativa difficilissima, la partita è ancora aperta - aggiunge - è perché a Bruxelles tutti riconoscono che la posizione del governo italiano è sostenuta da una politica di bilancio seria". L'Italia, precisa quindi, "non chiede una modifica delle regole per poter spendere senza freni o per sperperare risorse senza controllo, ma perché è consapevole di un contesto, nel quale l'Ue si trova ad operare, che è ancora da considerarsi eccezionale e necessita di una governance adeguata a quel contesto eccezionale". La posizione definitiva dell'Italia, aggiunge, andrà presa quando si capirà dove si è fermata la trattativa. "Dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni - ammette -. L'unica cosa che io non sono disposto a fare è dare il mio assenso a una riforma del Patto di stabilità che non questo governo, ma che nessun governo italiano potrebbe in futuro rispettare".

A contestare la linea della premier ci sono però sia Elly Schlein che Giuseppe Conte. Per la segretaria dem l'Italia pagherà "un prezzo altissimo alle alleanze sbagliate di Meloni" in Europa "perché i suoi amici sono nemici degli interessi italiani. Il governo non solo rischia di accettare il ritorno all'austerità, ma la sta applicando anche in Italia con una manovra di tagli". Critico anche il presidente del M5s: "Sul Patto di stabilità e crescita sta negoziando un margine di flessibilità molto ridotto, peraltro per il 2027. Non si negozia per sé stessi, solo per la durata del proprio governo. Si negozia per l'interesse dell'Italia, così fanno i veri patrioti".

 

Il duello a distanza tra Meloni e M5s è infuocato anche su Superbonus e Mes. "Questo governo ha smesso di buttare i soldi degli italiani dalla finestra", attacca le premier incalzando Conte poi sul fondo salva-Stati. "Chi ha dato l'assenso italiano a una ratifica che oggi purtroppo impegna anche noi, e ci mette in una condizione difficile perché abbiamo dato un assenso e non stiamo andando avanti? Lo ha fatto il governo Conte - conclude Meloni -, senza mandato parlamentare, un giorno dopo essersi dimesso quando era in carica solamente per gli affari correnti, e con il favore delle tenebre".

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