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Manovra Finanziaria, la maggioranza di centrodestra trova l'intesa

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Il tempo delle bozze è scaduto. A 15 giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri, la legge di bilancio è pronta per il Senato. E tutti in maggioranza cantano vittoria dopo aver messo in discussione quella «unità di vedute» rivendicata lo scorso 16 ottobre da Giorgia Meloni in conferenza stampa per l’ok in Cdm alla manovra arrivato «a tempo di record». Prima la Lega e poi Forza Italia hanno infatti piazzato negli ultimi giorni le rispettive bandierine (modifiche ottenute su pensioni e cedolare secca sugli affitti brevi) su un testo che sarà sostanzialmente blindato nel suo iter parlamentare. Al termine del vertice di maggioranza presieduto dalla premier a Palazzo Chigi con i vice Matteo Salvini e Antonio Tajani, il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e i centristi Lorenzo Cesa (Udc) e Maurizio Lupi (Noi moderati), è arrivata la fumata bianca con una nota in cui si annuncia la trasmissione del testo al Senato «dopo il necessario drafting e la firma di autorizzazione del Capo dello Stato» e la volontà da parte delle forze di maggioranza di procedere «speditamente» all’approvazione «senza presentare emendamenti».

A cantar vittoria in extremis «per aver ottenuto quanto riteneva necessario» è Forza Italia che aveva storto il naso per alcune «sbavature» presenti nelle varie bozze circolate. In particolare, nel mirino degli azzurri era finito l’innalzamento al 26% della cedolare secca sugli affitti brevi. «A noi quando si toccano le tasse non dormiamo di notte», il commento del capogruppo forzista alla Camera Paolo Barelli prima del vertice di maggioranza. Vertice che alla fine permette al partito e al suo leader Antonio Tajani di esprimere «soddisfazione» per l’accordo raggiunto. FI infatti, si legge in una nota, «ha apprezzato l’accoglimento delle sue istanze, alcune delle quali saranno inserite nel decreto collegato alla manovra, già all’esame del Parlamento». In particolare l’istituzione del Codice di identificazione nazionale (Cin), da utilizzare obbligatoriamente per gli affitti brevi e per le offerte tramite le piattaforme informatiche, con i benefici realizzati dall’emersione (quantificata per oltre un miliardo) che saranno destinati alla riduzione della pressione fiscale. La cedolare secca poi resterà al 21% per il primo appartamento dato in affitto breve, e solo dal secondo (intestato allo stesso proprietario) passerà al 26%. Infine FI si dice soddisfatta anche per quanto concerne la Rai visto che «il Governo si è fatto carico di analizzare il finanziamento della tv pubblica al fine di sostenere il piano industriale triennale di rilancio dell’azienda».

Spettatrice interessata ma già accontentata, la Lega di Matteo Salvini che come ricordato dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, «è soddisfatta dell’accordo trovato sulla manovra di Bilancio, perché come avevamo detto non ci sarà alcun prelievo forzoso sui conti ed è confermata la quota 103, cosa che aumenta la platea di potenziali pensionati di 50mila unità. È la conferma che l’obiettivo della Lega per la legislatura resta arrivare a quota 41». Il testo della manovra a questo punto arriverà in Senato blindato anche se il governo, evidenzia Palazzo Chigi, «terrà conto con grande attenzione del dibattito parlamentare e delle considerazioni delle forze di maggioranza e opposizione». Non abbastanza per le opposizioni che accusano in coro l’esecutivo. Per Iv lo stop agli emendamenti è una «intollerabile forzatura istituzionale, un tentativo di svuotare Parlamento delle sue prerogative e di umiliarlo», mentre il M5s equivale a un «atto di bullismo istituzionale contrario alle regole democratiche del nostro Paese, un precedente inquietante». Secondo il Pd, infine, «il bavaglio ai parlamentari di maggioranza imposto dal Governo rappresenta un’alterazione dell’equilibrio tra il potere esecutivo e quello legislativo, oggettivamente contro lo spirito della Costituzione».

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