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L'Italia è ripartita: un anno di governo Meloni in dieci tappe

Pietro De Leo
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Il governo Meloni spegne la prima candelina. Dodici mesi attraversando un'agenda solcata da imprevisti e dai contraccolpi di un'agenda internazionale molto complicata, con due guerre dal forte impatto globale, la crisi inflazionistica e la risposta della Bce sull'aumento dei tassi che ha causato l'impennata di interessi sul debito. Per quanto ancora il governo non abbia innescato dei cambiamenti di sistema (la prospettiva è di cinque anni), possiamo fissare alcune tappe che segnano la fissazione di alcuni punti politici, in pieno rispetto con il programma elettorale. Una di queste è senz'altro il 25 ottobre dello scorso anno. Il presidente del Consiglio tiene alla Camera il suo discorso per la fiducia ed è rilevante, tra i vari passaggi, l'annuncio di un «piano Mattei» per l'Africa. Si tratta di un nuovo paradigma che attraverso lo sviluppo, il know how, la valorizzazione delle risorse sul territorio senza logiche neocoloniali possa abbattere i presupposti socio-economici dei flussi migratori.

 

 

Il 29 dicembre, poi, è un'altra tappa fondamentale: approvazione definitiva della prima manovra economica. I due terzi dell'importo (siamo a poco più di 30 miliardi) vengono impiegati per contrastare il caro bollette e gli effetti dell'inflazione. Ma alcune iniziative che costituiscono i temi classici del centrodestra vanno sottolineate, tra queste l'aumento della soglia di applicazione della flat tax da 65 a 85 mila euro per le partite Iva. La nostra "carrellata", poi, prosegue con il 9 marzo, dati in cui viene approvato in Consiglio dei ministri il decreto Cutro. L'assise ministeriale viene convocata proprio nella città calabrese, a largo della quale, qualche giorno prima, si era verificato un naufragio di un barchino in cui perdono la vita 94 persone, 11 risulteranno dispersi. La portata della strage, accompagnata da un enorme scontro politico, porterà ad un inasprimento delle norme punitive per gli scafisti che sono i responsabili di queste tragedie. Qualche giorno dopo, il 15 marzo, altro passaggio importante: viene approvato dal Cdm il decreto legge che sancisce la società per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta del primo passo per riprendere il filo per la costruzione di quell'infrastruttura fortissimamente voluta da Silvio Berlusconi e di cui attualmente Matteo Salvini è convinto promotore.

 

 

Il primo maggio, poi, è un'altra data chiave: proprio in occasione della Festa dei lavoratori viene approvato un decreto che imposta la nuova normativa in sostituzione del reddito di cittadinanza, applica un ulteriore taglio al cuneo fiscale e introduce una serie di sgravi per le assunzioni. Il 15 giugno, poi, il Cdm licenzia il ddl Nordio: via il reato di abuso di ufficio che, per anni, aveva ingenerato negli amministratori la cosidetta «paura della firma». Il 23 luglio, altri dati chiave: a Roma, alla Farnesina, si tiene la «conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni». Il premier Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani coordinano un summit con attori internazionali (ed istituzioni finanziarie) per gettare il primo mattone di un progetto di sviluppo per i Paesi africani per stroncare il traffico di esseri umani. Qualche giorno dopo, il 27 luglio, Giorgia Meloni è alla Casa Bianca. A smentita di certa stampa, che dipingeva un'Amministrazione Biden diffidente verso il nuovo governo di Roma, viene riconfermata grande sintonia tra i due Paesi. Il 7 settembre, poi, viene approvato il decreto Caivano: arrivano nuove norme di contrasto alla criminalità minorile. Il 17 ottobre, il Cdm vara la seconda manovra di questo governo: tra le varie misure, confermato l'intervento sul cuneo fiscale (100 euro in più al mese in busta paga) e decontribuzioni per le madri con più figli.

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