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L'asse M5S-Pd va in frantumi sui migranti. Accuse, veleni e ripicche tra Conte e Schlein

Pietro De Leo
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Quanto sia complesso il tema immigrazione lo dimostra anche il cortocircuito che si è innescato a sinistra. A riprova che il dossier è alquanto destabilizzante per i rapporti tra forze politiche, non solo di governo. Infatti, sulla linea da tenere riguardo agli sbarchi, si è scatenata l’ennesima frizione tra Pd e Movimento 5 Stelle. L’interruttore di quella che sarà una tenzone durata un giorno e mezzo lo accende il leader pentastellato Giuseppe Conte, a Porta a Porta. «Il Pd è per l’accoglienza indiscriminata? Per noi non è possibile», osserva l’ex Presidente del Consiglio, «come non è possibile il blocco navale, ci sono dei percorsi ragionevoli pragmatici». Poi dedica un passaggio sui diritti: «Il Pd è favorevole allo ius soli. Io sono favorevole allo ius scholae». Il concetto di accoglienza illimitata, che l’ex Presidente del Consiglio imputa al Pd, suscita la reazione dei dem. «Se Conte dice che siamo per l’accoglienza indistinta – tuona la segretaria Elly Schelin da Rete4 - significa che non ha letto le nostre proposte. Per dire queste cose sarà già nell’ottica della campagna elettorale». E ancora sulle proposte, la leader dem punge: «Aspettiamo le sue».

 

 

Un confronto che è proseguito anche ieri, con toni assai aspri. Come quelli utilizzati dal responsabile politiche migratorie Pierfrancesco Majorino: «Mi spiace che Conte impieghi tempo a criticare noi. Evidentemente, peraltro, non ha letto le nostre sette proposte. Capirebbe che si sbaglia. Lo invito ad informarsi e a non fare polemiche inutili». Va giù duro anche Alessandro Alfieri, componente della segreteria, che all’Adnkronos dice: «Capisco che la campagna elettorale per le europee sia iniziata, ma consiglierei un po’ più di prudenza nel linguaggio. Eviti di fare ridicole caricature». Poi aggiunge: «Noi siamo per governare i fenomeni complessi legati ai flussi migratori e dare una mano ai sindaci sul territorio lasciati soli dal governo Meloni. Non servono sparate populiste».

 

 

Dunque, se da una parte c’è una sorta di fuoco di fila, Conte dall’altra prova un po’ a correggere il tiro, ma neanche tanto. «Io non volevo offendere nessuno, nessuno si deve sentire offeso, ma è chiaro che dobbiamo dirlo agli italiani: l'accoglienza indiscriminata è uguale a non accoglienza». In ogni caso, assicura, con il Pd «ci confronteremo». Riferito ai flussi, e alle politiche per gestirli, dice: «Noi non siamo in condizione di tutelare la dignità e i diritti fondamentali di queste persone, se ci arrivano questi numeri, quindi dobbiamo offrire loro un'accoglienza dignitosa, ma dirò di più: chi ha diritto alla protezione personale ha diritto anche a un'integrazione efficace, dobbiamo lavorare sull'integrazione. Chi parla solo di accoglienza, accoglienza, accoglienza e non offre integrazione, cade nell'ipocrisia». Una botta e risposta che, ancor più coinvolgendo i massimi vertici dei rispettivi partiti, segnala che la ri-costruzione della sinistra è un’impresa assai difficile.

 

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