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M5S, nuovi mal di pancia sul tetto ai due mandati: pronta la rivolta dei parlamentari

Luca De Lellis
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Ormai da anni è una figura enigmatica per il Movimento 5 Stelle. Raramente si fa vedere in prima linea nella quotidianità del partito ma, quando c’è da decidere su temi cruciali, Beppe Grillo detta ancora legge. C’è chi lo digerisce. Ma c’è anche chi, dall’interno, invece non comprende appieno le ragioni per le quali percepisca circa 300.000 euro dal Movimento. Alla festa del Fatto Quotidiano, il leader Giuseppe Conte, ha affermato che “il contratto di consulenza del garante – in essere dalla primavera del 2022, ndr – è stato rinnovato per aiutarci nelle campagne elettorali, per quanto riguarda suggerimenti nella comunicazione, per elaborare proposte e progetti comunicativi”. I due non si sono mai amati particolarmente, almeno all’inizio della storia dell’ex Premier da capo del partito. Grillo ne ha sofferto l’apprezzamento presso i membri interni, tanto da dichiarare di non vedere in lui “una visione politica, né capacità manageriali”. Solo col tempo si è assistito a un disgelo tra i due, dovuto a un parziale allineamento di Conte alle direttive del fondatore.

 

 

E uno dei punti cardine, sul quale Grillo ha battuto incessantemente fin dal giorno zero, è il tetto dei due mandati. Come riporta il Corriere della Sera, a margine delle parole di Conte pronunciate alla kermesse del Fatto, ovvero che non ci saranno deroghe alla norma che impone un limite di due mandati per i candidati 5 Stelle, c’è stato un accenno di rivolta nei parlamentari pentastellati che potrebbe infuocare il futuro prossimo. “Io stesso – ha spiegato il due volte Premier - ho iniziato l’impegno politico con questa regola e non la metto in discussione anche perché è noto che Grillo la ritiene fondativa e lui è il garante e l’intera comunità”. Insomma, su questo tema c’è comunione di intenti tra i due, che pian piano si stanno avvicinando, tanto che Conte ha ammesso anche di sentirlo spesso e addirittura “di averci passato un’intera giornata assieme in Toscana” qualche giorno fa.

 

 

Ma non basta per convincere i parlamentari del Movimento, che hanno già espresso pubblicamente il loro “mal di pancia” per questa presa di posizione. Come raccontato dal quotidiano, deputati e senatori al secondo mandato hanno subito bersagliato il leader. “Una delle tante giravolte di Conte: basta rileggersi le sue vecchie dichiarazioni”, dice un Cinque Stelle, che ricorda quando l’avvocato si diceva favorevole al terzo mandato per le persone competenti. Un altro parlamentare al secondo mandato non ci sta e accusa: “La regola? Conte la toglierà quando servirà a salvare lui stesso”. Medesimo discorso per Grillo. “Per lui la regola è sacra? Lo era anche quella di non prendere soldi pubblici. Intanto leggo con piacere che gli è stato rinnovato il contratto da 300mila euro”. La rappresaglia, per ora, consiste nella decisione di alcuni esponenti di non donare più il contributo mensile al partito, con il 37,5% che ancora non ha pagato. Grillo e Conte sono avvisati, parte del Movimento fa sul serio.

 

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