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Expo 2030, il duello tra Meloni e bin Salman: la lotta tra Roma e Riad

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Roma versus Riad, Giorgia Meloni contro Mohammed bin Salman per aggiudicarsi la sede dell’Expo 2030. Il Financial Times di oggi dedica un articolo alla lotta tra le due capitali - la terza candidata è la sudcoreana Busan, ma le sue chance sarebbero limitate - entrata nel vivo nei giorni scorsi in occasione dell’Assemblea del Bie a Parigi, in vista del voto di fine novembre. Una lotta che il quotidiano britannico sintetizza come quella tra «le tasche piene dell’Arabia Saudita ed il soft power dell’Italia». 

 

 

Per Mbs aggiudicarsi la sede di Expo 2030 rientrerebbe in uno sforzo complessivo per aumentare l’influenza del regno, che cerca di ridurre la dipendenza economica dai combustibili fossili, di posizionarsi come hub finanziario e di ampliare l’industria del turismo oltre a quello legato ai pellegrinaggi alla Mecca, ricorda l’Ft, secondo cui, dopo aver utilizzato 650 miliardi di dollari del fondo sovrano per acquistare squadre di calcio e giocatori come Cristiano Ronaldo e per influenzare il golf mondiale, l’Expo sarebbe «un altro premio scintillante» per Mbs. Che, secondo i critici, vuole in realtà usare questi eventi per ripulire l’immagine del suo Paese dopo l’omicidio del giornalista Khamal Khashoggi, ucciso nel 2018 per da agenti della sicurezza saudita nel consolato a Istanbul. 

 

 

Di tutt’altro tenore le motivazioni della candidatura di Roma, che vuole ospitare un’esposizione universale inclusiva e che sia di ispirazione, secondo le parole del presidente del Comitato organizzatore Giampiero Massolo, per il quale un evento del genere non dovrebbe essere solo uno strumento per «promuovere un singolo Paese o una singola persona». «Siamo convinti che le esposizioni servano a mostrare ciò che il mondo può ottenere se i Paesi lavorano insieme», la chiosa dell’ex ambasciatore.

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