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Giuseppe Conte, il suo video fra Bollywood e slogan

Edoardo Romagnoli
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Dopo il silenzio post disastro elettorale delle amministrative Giuseppe Conte annuncia una manifestazione in piazza a Roma il 17 giugno. E lo fa con un video sui social che non è certo passato inosservato. Lo schermo diviso a metà, in termini tecnici uno split screen, da una parte Giorgia Meloni, in bianco e nero, dall’altra l’avvocato del popolo a colori. L’inizio è affidato al presidente del Consiglio, il video è quello famoso in cui ha annunciato il Dl Lavoro del primo maggio. Giusto il tempo di iniziare poi il discorso viene interrotto con un effetto speciale degno di Bollywood, il cinema popolare indiano. Conte spinge fuori dall’inquadratura Meloni e lo schermo torna intero tutto per lui. Per dire cosa? Che il governo ha introdotto «maggiore precarietà» con «contratti sempre più a termine, sempre più voucher». Questo è un leit motiv dell’opposizione ma se guardiamo nel dettaglio non è proprio così. L’articolo 24 del decreto legge 1° maggio prevede la possibilità di assunzione a tempo determinato senza vincolo di motivazione per un periodo di 12 mesi. Le aziende se vogliono prorogare, fino a un massimo di 24 mesi, il contratto a termine dovranno giustificarlo indicando un motivo previsto dal contratto collettivo applicabile. Su 18,3 milioni circa di persone che svolgono una attività dipendente retribuita, 15,3 milioni sono stabili e 3 milioni a termine; una percentuale, 16,4 circa, in linea con la media Ue. Se guardiamo al numero dei nuovi ingressi nel mondo del lavoro quasi i due terzi sono contratti a termine e allora perché ci sono pochi contratti «precari»? Semplice, perché la maggior parte di questi poi si trasformano in contratti a tempo indeterminato. Questo non vuol dire che la precarietà non sia un problema ma sicuramente non è un problema creato da questo decreto.

Ma andiamo avanti. Secondo punto: il governo ha tagliato la spesa sociale, ergo niente più reddito di cittadinanza. Il fallimento del Reddito di cittadinanza così come era stato pensato è stato ampiamente certificato. Nel 2022 l’Istat ha mostrato come, dall’introduzione della misura assistenziale, il tasso dei posti vacanti è aumentato passando in due anni da 1,4 a 1,9%; circa 115 mila posti vacanti in più rispetto a quando non c'era il reddito di cittadinanza. Questo governo è vero che l’ha tagliato ma per sostituirlo con una misura che sostiene chi non può lavorare e cerca di trovare un lavoro per gli occupabili. Terzo punto: il governo non trova i soldi per chi ha bisogno ma li trova per inviare armi e munizioni in Ucraina. Una bufala già smentita a suo tempo da Giorgia Meloni che disse: «Noi non spendiamo soldi per comprare armi che mandiamo agli ucraini. Noi abbiamo già delle armi che non utilizziamo e quindi non c’è niente che stiamo togliendo agli italiani». Da qui in poi arriva una raffica di «argomenti a piacere». Le scuole che «cadono a pezzi», «salario minimo legale», gli «eroi della sanità» e i «rincari dei mutui». Tutto insieme tanto nella comunicazione sui social il contenuto non è importante, ci vogliono un paio di slogan e due transizioni d’effetto.
 

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