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Fratelli d'Italia vuole un Fisco più equo. Limite tasse in Costituzione, mai oltre il 40% del Pil

Dario Martini
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«La pressione fiscale non deve superare il 40% del prodotto interno lordo». Poche parole da aggiungere all’articolo 53 della Costituzione, quello che recita: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività». La richiesta di modifica costituzionale, con l’introduzione di un limite alla tassazione complessiva, arriva da Fratelli d’Italia, che ha presentato una proposta di legge - costituzionale appunto - sostenuta da undici deputati del partito di Giorgia Meloni oltre al capogruppo della Camera, Tommaso Foti, come primo firmatario. Il provvedimento è stato assegnato alla commissione Affari costituzionali che nelle prossime settimane dovrà esaminarne il contenuto. Essendo un testo che va a modificare la legge fondamentale dello Stato, sarà necessario cercare il consenso delle opposizioni. Un banco di prova soprattutto per il Pd di Elly Schlein, che dovrà prendere posizione a favore o contro l’abbassamento delle tasse.

 

 

Teoricamente dovrebbe essere un proposito che accomuna tutte le forze politiche, anche se nei giorni scorsi la segretaria Dem ha criticato aspramente il decreto Lavoro varato dal governo il primo maggio, nonostante preveda un ulteriore taglio del cuneo fiscale che consente a chi ha un reddito inferiore a 35mila euro di arrivare a risparmiare fino a 100 euro al mese. La soglia del 40% del Pil alla tassazione complessiva non è stata fissata a caso. I dati Istat diffusi a marzo mostrano un aumento della pressione fiscale che nel 2022 ha toccato il livello record del 43,5% sul Pil. Fratelli d’Italia fa notare una serie di criticità. «La legge costituzionale sul pareggio di bilancio non solo ha introdotto misure che impediscono una politica di investimenti a debito per rilanciare l’economia, il cosiddetto 'deficit spending', ma impone che, in caso di necessità di nuove e ulteriori risorse, esse possano essere reperite solo tramite l’aumento delle imposte e il taglio degli investimenti e dei consumi intermedi della pubblica amministrazione», si legge nel testo della proposta di legge. Inoltre, viene fatto notare, «il federalismo fiscale ha dato a tutti gli enti decentrati la possibilità di reperire autonomamente le risorse necessarie all’esercizio delle funzioni ad essi delegate. Di conseguenza si assiste all’esplosione della tassazione degli enti sub-statali, che sopperiscono così alla riduzione dei trasferimenti dal centro e alla copertura dei deficit accumulati negli anni pregressi».

 

 

Insomma, bisogna mettere dei paletti alla capacità di prelevare soldi dalle tasche dei cittadini. Come fare? I legislatori propongono «tagli alla spesa pubblica, efficientamento della lotta all’evasione fiscale, piena utilizzazione dei fondi europei dei quali l’Italia beneficia e interventi di riduzione dello stock del debito quali l’alienazione di parte del patrimonio immobiliare pubblico, valorizzazione delle concessioni di Stato, vendita delle società reputate non strategiche partecipate dal ministero dell’Eeconomia e delle Finanze, dalle regioni e dagli enti locali, nonché la stipulazione di un accordo con la Svizzera che consenta di tassare i capitali nascosti dagli evasori fiscali italiani nei forzieri delle banche elvetiche». Per riportare il livello complessivo della tassazione sotto il 40 per cento del Pil, Fratelli d’Italia indica alcuni interventi da portare avanti: ulteriore riduzione dell’Irap e delle imposte sui redditi, a partire dalle aliquote più basse, e, inoltre, delle imposte sui consumi. Ma c’è bisogno anche di continuare a tagliare il cuneo fiscale, proseguendo sulla strada che ha portato a ridurlo del 7% per i redditi sotto i 35mila euro, misura al momento finanziata solo fino a dicembre.

 

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