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Lavoro e migranti, critiche da Francia e Spagna. Meloni reagisce: “Regolano conti interni”

Dario Martini
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Le elezioni politiche in Spagna si terranno in autunno. In Francia si guarda già alle europee del prossimo anno, banco di prova di metà mandato per Emmanuel Macron. In entrambi i casi l’obiettivo è fermare i partiti di destra: Vox in Spagna, il Rassemblement National in Francia. Ecco così che Madrid e Parigi attaccano il governo guidato da Giorgia Meloni dipingendo a tinte fosche la realtà politica italiana. Il capo del partito di Macron, Stéphane Séjourné, definisce «disumana» la nostra politica in tema di immigrazione, mentre la vicepremier e ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Diaz, ex comunista che culla il sogno di diventare la prima premier donna del suo Paese, accusa Meloni di portare avanti riforme «contro i lavoratori». «Il primo maggio ha emanato un decreto contro i lavoratori e il ritorno ai contratti spazzatura», aggiunge, mettendo in guardia dal pericolo che Vox faccia lo stesso. La replica del presidente del Consiglio, in visita ufficiale a Praga, dove ha incontrato il presidente della Repubblica ceca Petr Pavel, non si fa attendere: «Non credo che sia molto proficuo utilizzare le relazioni internazionali per risolvere i propri problemi interni, ma ognuno fa le scelte che vuole». Per Meloni ciò che accade in Spagna segue «la stessa dinamica» della Francia, «perché si cita il governo italiano e si fa riferimento ai partiti dell’opposizione interna, quindi è un dibattito di politica interna. Poi in Spagna il ministro del Lavoro parla di precarietà ma mi pare che si conosca molto poco la situazione, dal momento che l’Italia ha appena segnato il record storico di numero di occupati e il record storico di contratti stabili. Hanno difficoltà interne per le quali si utilizzano altri governi, ma la cosa non mi preoccupa».

 

 

Questo modo di fare politica difficilmente cambierà nei prossimi mesi. Soprattutto in Francia, dove questo copione va avanti già dalla fine dello scorso anno, quando il centrodestra italiano ha vinto le elezioni. Prima la crisi diplomatica innescata dalla nave Ocean Viking con 23 migranti a bordo (il governo francese, in segno di "umanità", ne ha respinti 123), poi le dichiarazioni al vetriolo del ministro dell’Interno Gérald Darmanin della settimana scorsa seguite da quelle di ieri di Séjourné, capo del partito Renaissance, secondo il quale «Meloni fa molta demagogia sull’immigrazione clandestina: la sua politica è ingiusta, disumana e inefficace». Per il vicepremier Matteo Salvini si tratta di «toni inaccettabili e offensivi, la Francia non può dare lezioni a nessuno, porti rispetto al governo italiano».

 

 

Ai francesi risponde anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, intercettato dall’Adnkronos a pochi passi da Palazzo Chigi: «È una buona notizia se i membri del governo francese e gli esponenti del partito di Macron cominciano a dire che vogliono che l’Italia fermi l’immigrazione illegale di massa. Finora hanno sostenuto l’opposto e cioè la bizzarra tesi secondo cui l’Italia era tenuta a far entrare chiunque e poi farsi carico dell’accoglienza. Un importante cambio di passo della Francia. Confidiamo che ora saranno coerenti - prosegue Fazzolari - e non ostacoleranno più le politiche italiane di contrasto agli scafisti e alle ong ideologizzate, e anzi sosterranno in Europa la proposta italiana di una politica volta a fermare le partenze illegali dal nord Africa».

 

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