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Fuortes si dimette e inizia il valzer delle poltrone Rai

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Poco meno di due anni è durata la carica di Carlo Fuortes come amministratore delegato della Rai, nomina che assunse il 16 luglio del 2021 dopo l'indicazione del ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, d'intesa con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Il via libera in Consiglio dei ministri al decreto che contiene i nuovi limiti di età per i direttori stranieri di teatri e fondazioni liriche ha così aperto la porta al possibile passaggio di Fuortes al San Carlo di Napoli ponendo fine a un lungo braccio di ferro che ha portato a una vera e propria guerra di logoramento. E soprattutto a una situazione di stallo in azienda che ha ritardato in primis la stesura dei palinsesti autunnali. 

Stando alle ultime comunicazioni - non ancora ufficiali però - l'iter per il nuovo a.d. Rai dovrebbe essere questo: entro questa settimana il governo (palazzo Chigi e l'azionista di maggioranza ministero Economia e Finanze) deve indicare il nome del prescelto, a seguire la presidente Soldi dovrà convocare l'assemblea dei soci e il Cda di viale Mazzini, procedendo così alla ratifica del nuovo capoazienda con votazione del Cda. Ovviamente se il voto non dovesse essere favorevole la nomina decadrebbe ma ciò non accadrà di sicuro. In seguito l'ad nominato procederà alla nomina del dg e del suo staff. 

Il passo successivo vedrebbe la nomina dei nuovi responsabili di generi e testate nell'organigramma. Per il ruolo di capo azienda entrerebbe in campo il ticket Roberto Sergio-Giampaolo Rossi, rispettivamente a.d. e d.g., con la già prevista inversione dei ruoli una volta scaduto il mandato dell'attuale Cda (nel 2024) e nominato il prossimo. Qualora dovesse rassegnare le dimissioni anche la presidente Soldi (caso improbabile) il ruolo di presidente potrebbe ricadere sul consigliere più anziano (Simona Agnes) o su un nuovo presidente di garanzia (Di Bella?). In quest'ultimo caso però è necessario il via libera della commissione di vigilanza.

Ovviamente il nuovo corso prevede anche il cambio dei direttori. Oltre all'ad al partito di maggioranza di governo spetta pure la poltrona del Tg1. Il favorito resta Gian Marco Chiocci, che potrebbe fare fronte alle polemiche sull’arrivo di un esterno accettando un contratto a termine. Vicino a FdI c'è anche il neo direttore del Tg2, Nicola Rao, che potrebbe lasciare il suo incarico al telegiornale della seconda rete ad Antonio Preziosi, come chiesto da Forza Italia. A quel punto Rao prenderebbe la direzione del Giornale Radio, che si contende però con Francesco Pionati (candidato della Lega), o delle Relazioni Istituzionali.

Preziosi lascerebbe all'ex direttore del Tg1, Giuseppe Carboni, in quota Cinquestelle, la direzione del Gr Parlamento che per tradizione spetta sempre all'opposizione. Marcello Ciannamea, attuale responsabile della Distribuzione Rai, stimato da tutta l'azienda e politicamente vicino alla Lega, potrebbe essere il candidato a prendere il posto di Stefano Coletta (a lui verrà offerta la direzione Marketing) alla guida dell'Intrattenimento Prime Time. Per il DayTime si pensa ad Angelo Mellone. 

Al Tg3 la direzione di Mario Orfeo non dovrebbe subire il cambio della guardia. Così come per RaiCultura sembra ben salda la poltrona di Silvia Calandrelli. All'Approfondimento dovrebbe andare Paolo Corsini, già vice del pensionato Di Bella.

Per quanto riguarda Radio2 si libera la poltrona della direttrice Paola Marchesini che entra a far parte dello staff dell'ad, al suo posto Simona Sala. Nulla di invariato invece per quanto concerne le direzioni di TgR e RaiNews, con le conferme rispettivamente di Alessandro Casarin e Paolo Petrecca. A Raisport potrebbe finire Jacopo Volpi, ma anche qui si fa il nome di Angela Mariella, stimata dalla Lega che altrimenti rimarrebbe a Isoradio.

Per Monica Maggioni c'è la direzione dell'offerta informativa e un programma al lunedì sera in seconda serata. Mentre sembra ancora senza poltrona l'attuale direttore di Gr e Radio1, Andrea Vianello.

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