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Decreto lavoro, Meloni manda in tilt sinistra e sindacati

Dario Martini
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Giorgia Meloni rivendica «il più importante taglio delle tasse degli ultimi decenni». La riduzione fiscale di 7 punti percentuali peri redditi fino a 25mila euro e di 6 punti fino a 35mila farà arrivare fino a cento euro in più al mese nelle buste paga degli italiani. La misura simbolo inserita nel decreto Lavoro approvato il primo maggio in Consiglio dei ministri è motivo d’orgoglio per il capo del governo: «È una scelta di cui vado profondamente fiera». E «lo abbiamo fatto liberando un tesoretto da 4 miliardi, grazie al coraggio di alcuni provvedimenti che avevamo portato avanti, penso al superbonus e alla questione delle accise». Le opposizioni, però, non ci stanno. Parlano di menzogne, di «taglietto», di «povertà che aumenta». Quindi, nonostante i cento euro in arrivo nei portafogli delle fasce di reddito più basso della popolazione, il Pd e il M5S annuncia la mobilitazione nelle piazze al fianco della Cgil.

 

Il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, sostiene che l’intervento sul cuneo fiscale «è una bugia». «Il governo mente sapendo di mentire - aggiunge Non è un taglio del cuneo fiscale, è un bonus. Più basso di quello di Draghi, che copriva l’anno ed era scritto nella Nadef. Quello della Meloni è un bonus di 50 euro da luglio a novembre: la somma dei due delta è il 4% in meno di costo fiscale per 5 mesi, che si trasformano in 50 euro al mese per lavoratore». In realtà, i mesi sono sei, fino a dicembre. L’ipotesi di cinque mesi era quella circolata nelle bozze dei giorni scorsi. Inoltre, è vero che il taglio scritto nel decreto è del 4%, ma si aggiunge - come ha spiegato lo stesso governo- a quello inserito in legge di bilancio che era pari al 3% per i redditi sotto i 25mila euro e al 2% tra 25 e 35mila. Ecco il motivo per cui, adesso, il taglio complessivo raggiunge rispettivamente il 7 e il 6%.

 

Secondo le prime simulazioni, ciò porterà a un beneficio fiscale che oscillerà tra 50 e 100 euro al mese a seconda del guadagno lordo di ciascuno. Ma, come detto, le opposizioni sono critiche. Per il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, «questo taglio di tasse, un taglietto, è molto più piccolo di altri interventi. Per esempio vi ricordate gli 80 euro? Meloni se li ricorda perché li definiva mancia elettorale. Bene, gli 80 euro valgono 10 miliardi. Altro che i 3 miliardi della Meloni. Allora quello che è certo è che non ha litigato solo con la politica, ma anche con la matematica». E Giuseppe Conte annuncia una serie di eventi di piazza a giugno, per protestare soprattutto contro il superamento del reddito di cittadinanza. 

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